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Luca Morisi, le indiscrezioni: "Rifiutò di firmare il verbale". Tensione in caserma e il giallo della perquisizione

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 Luca Morisi

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Tanti i misteri ancora da risolvere sull'inchiesta che vede coinvolto Luca Morisi. L'ex responsabile della comunicazione di Matteo Salvini è indagato per droga, dopo che uno dei due rumeni escort con cui ha passato la notte del 14 agosto ha rivelato quanto accaduto nella sua abitazione. Al termine della serata i tre hanno avuto un litigio proprio fuori dalla casa di Morisi a Belfiore. Litigio che ha richiesto l'intervento dei carabinieri. Gli agenti, non riuscendo a placare gli animi, hanno portato i tre in caserma per scrivere i verbali. Morisi però non ha fatto il nome del pusher che gli avrebbe fornito la cocaina trovata nel suo appartamento e alla fine - fa sapere il Corriere della Sera - ha rifiutato di firmare il verbale di perquisizione nel suo appartamento di Palazzo Moneta. 

 

 

Oltre al nome del pusher gli inquirenti dovranno fare chiarezza sul altri punti oscuri. Le versioni di Petre, uno dei due rumeni, rilasciate ai vari giornali paiono contraddittorie. I sospetti ricadono su una "vendetta" da parte dei due ragazzi che avrebbero, una volta saputa la sua notorietà, ricattato Morisi chiedendo più soldi e minacciando che altrimenti lo avrebbero denunciato per il possesso di cocaina.

 

 

Altro giallo la telefonata ai carabinieri. In un primo momento Petre ha ammesso: "Stavo male e decisi di chiamare il 112 per chiedere aiuto". Falso, perché nella telefonata al centralino di emergenza si sente un uomo chiedere l’intervento dei carabinieri "perché c'è stato un furto". Ma le domande restano: com'è possibile che i due giovani con la droga dello stupro, un flacone di Ghb, all'interno dello zaino chiedano l'intervento degli agenti? Cosa volevano ottenere?

 

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