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Non è l'arena, Massimo Giletti querelato prima di cominciare: "Vuole incuterci timore", primo caso politico

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Con i suoi servizi Massimo Giletti ha scatenato Domenico Arcuri. A due giorni dall'inizio della nuova stagione (quest'anno in onda il mercoledì) di Non è l'Arena, il conduttore ha ammesso: "Non ho ancora iniziato, ma sono già alle prese con le querele.Il recordman è Arcuri, è arrivato a quota cinque (...). Il potere non accetta di essere sottoposto a inchieste: la prima reazione è incutere timore e dunque querelare. È il tipico comportamento di chi comanda: vuole indebolirti psicologicamente", ha detto al Corriere della Sera sull'ex commissario per l'emergenza Covid. Secondo il giornalista se ti arrivano querele vuol dire che hai fatto un buon lavoro. Non sempre però è semplice mentalmente: "Devi avere il sostegno di un editore che crede in quello che fai". E Urbano Cairo sembra esserlo, vista la decisione di Giletti di rinnovare il contratto con La7.

 

 

Il conduttore è pronto però a nuove sfide: "Non è semplice cambiare giorno, abitudine degli spettatori, però voglio stare al centro della settimana per essere al centro di quello che succede". E a chi lo accusa di essere populista Giletti replica: "Fare un'inchiesta sulla mancata attuazione del piano pandemico è essere populista? Fare inchieste sulla mafia e sulla criminalità è populismo? Io non sto nei palazzi ma basta con questa etichetta. Io sto con la gente, non con le piazze. Lo dico spesso ai miei: ricordate che il popolo tra Barabba e Gesù Cristo ha scelto Barabba. Dunque attenti alle piazze".

 

 

Per Giletti non sono stati mesi facili. Oltre alla pandemia il giornalista ha dovuto fare i conti con le minacce mafiose. Da qui la frecciata ad alcuni colleghi: "Mi sarei aspettato maggiore solidarietà. Ma non è quello il punto. Non è un sms, a volte retorico, che fa la differenza. Io sono rimasto solo nella battaglia contro le scarcerazioni dei mafiosi avvenuta sotto Bonafede. E questa solitudine ha fatto sì che diventassi un obbiettivo".

 

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