Vaccino, Franco Bechis al generale Figliuolo: "Ciò che ci deve spiegare sulla terza dose", quel grosso dubbio
A ridosso dell'immunità di gregge, il ministro della Salute Roberto Speranza e il commissario per l'emergenza coronavirus il generale Francesco Figliuolo hanno annunciato il via libera alle terza dose. Si inizia con i pazienti fragili per poi proseguire con tutti gli altri. "Sostanzialmente - è il commento a caldo di Franco Bechis - bisogna ricominciare tutto da capo perché l'opinione prevalente dell'esecutivo sembra quella di seguire quello che già hanno fatto Israele e gli Stati Uniti". Eppure in Europa siamo gli apripista, i primi a farlo. Tanti però gli interrogativi che si pone il direttore del Tempo, tra questi come faremo se l'Italia sarà l'unico paese a somministrare la terza dose di vaccino.
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"Chiuderemo i confini per non fare passare i bivaccinati stranieri?", si chiede dalle colonne del quotidiano romano. Ma questo non è il solo quesito. Il secondo, ben più importante, riguarda proprio i più fragili. "Era saltato fuori già da tempo ed è stato ben nascosto che secondo due studi rivolti proprio su pazienti che avevano usato chemioterapia come cura per i tumori e su trapiantati i vaccini avevano avuto una protezione decisamente inferiore a quella che era stata indicata per tutti gli altri. Anzi, in alcune sacche quasi i vaccini non avevano avuto effetto alcuno".
Tutte evidenze contenute nel verbale del Comitato tecnico scientifico, ignorato dal governo. Non solo perché è apparso evidente che il vaccino scelto a mRna (Pfizer e Moderna) con cui erano stati tutti inoculati i questi pazienti era quello meno efficace. Da qui la richiesta avanzata da Bechis: "Prima di ripartire con vaccinazioni di un tipo o di un altro bisognerebbe che quel responso sia chiaro, altrimenti andiamo di nuovo a buttare via le terze dosi che sarebbero inutili come le seconde. E una volta fosse stato chiaro il responso, o il governo o qualcuno del Cts avrebbe dovuto spiegare tutto ai cittadini che poi quelle dosi debbono ricevere". Per il direttore del quotidiano romano non è giusto procedere ancora una volta come si è fatto: "Senza comunicazione chiara e trasparente". E questo vale anche per Mario Draghi.
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