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Morto Gino Strada, il fondatore di Emergency aveva 73 anni: "Soffriva di problemi di cuore"

Gino Strada

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E' morto Gino Strada, il fondatore di Emergency. Aveva 73 anni. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera il medico e filantropo, fondatore della ong nel 1994 insieme alla moglie Teresa Sarti, si è spento nella giornata di oggi venerdì 13 agosto. Il Corsera aggiunge che "soffriva di problemi di cuore". "Nessuno se l'aspettava. Siamo frastornati e addolorati", ha detto commossa la presidente di Emergency Rossella Miccio. "E' una perdita enorme per il mondo intero. Ha fatto di tutto per rendere migliore il mondo. Ci mancherà tantissimo".

Proprio oggi su La Stampa, è stato pubblicato un articolo scritto da Gino Strada sulla situazione in Afghanistan, realtà che il fondatore di Emergency ha conosciuto bene. "Ho vissuto in Afghanistan complessivamente 7 anni: ho visto aumentare il numero dei feriti e la violenza, mentre il Paese veniva progressivamente divorato dall'insicurezza e dalla corruzione. Dicevamo 20 anni fa che questa guerra sarebbe stata un disastro per tutti. Oggi l'esito di quell'aggressione è sotto i nostri occhi: un fallimento da ogni punto di vista", scrive il medico da sempre contrario alla guerra che ha realizzato ospedali e punti di primo soccorso in 18 Paesi. "Oltre alle 241 mila vittime e ai 5 milioni di sfollati, tra interni e richiedenti asilo, l'Afghanistan oggi è un Paese che sta per precipitare di nuovo in una guerra civile, i talebani sono più forti di prima, le truppe internazionali sono state sconfitte e la loro presenza e autorevolezza nell'area è ancora più debole che nel 2001. E soprattutto è un Paese distrutto, da cui chi può cerca di scappare anche se sa che dovrà patire l'inferno per arrivare in Europa".

E ancora, attacca Strada: "Per finanziare tutto questo, gli Stati Uniti hanno speso complessivamente oltre 2 mila miliardi di dollari, l'Italia 8,5 miliardi di Euro. Le grandi industrie di armi ringraziano: alla fine sono solo loro a trarre un bilancio positivo da questa guerra. Se quel fiume di denaro fosse andato all'Afghanistan, adesso il Paese sarebbe una grande Svizzera. E peraltro, alla fine, forse gli occidentali sarebbero riusciti ad averne così un qualche controllo, mentre ora sono costretti a fuggire con la coda fra le gambe. Ci sono delle persone che in quel Paese distrutto cercano ancora di tutelare i diritti essenziali. Ad esempio, gli ospedali e lo staff di Emergency - pieni di feriti - continuano a lavorare in mezzo ai combattimenti, correndo anche dei rischi per la propria incolumità: non posso scrivere di Afghanistan senza pensare prima di tutto a loro e agli afghani che stanno soffrendo in questo momento, veri eroi di guerra".

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