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Covid, l'immunologo Romagnani: "Vaccino, ecco perché capiremo tutto soltanto a dicembre"

Sergio Romagnani

Alessandro Gonzato
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«La prima dose dà una falsa sicurezza: è utile, certo, ma induce un aumento di anticorpi minimo, è poco protettiva, e la gente deve saperlo. È col richiamo che la protezione diventa enorme. Mia moglie, per fare un esempio, con la prima vaccinazione era a 70 di anticorpi: dopo la seconda a 16mila. Io avevo 50 e sono andato a 1.600. A entrambi hanno somministrato Astrazeneca. Il titolo degli anticorpi alla seconda iniezione aumenta centinaia di volte, e anche quello dei linfociti T cresce a decine. Capisce perché tanta gente continua a infettarsi a una settimana-10 giorni di distanza dalla prima vaccinazione?». Sergio Romagnani è un punto di riferimento internazionale nel campo dell'immunologia. Professore emerito all'Università di Firenze, con oltre 400 pubblicazioni, è stato il primo a livello mondiale tra il '90 e il '94 nell'immunologia umana. Dal 2000 al 2003 presidente dell'European Federation of Immunological Societies, dal 2002 al 2005 è stato a capo della Società italiana di Immunologia e Allergologia.

Professore, è preoccupato?
«Sì, abbastanza. Non mi aspettavo la ripartenza del contagio, soprattutto perché l'anno scorso a luglio era stato più contenuto. Fortunatamente i ricoveri e i decessi sono ancora ridotti, ma la variante indiana sta incidendo significativamente. Colpa anche di chi si ostina a non volersi vaccinare».

 

 

Duecentomila sono insegnanti, bidelli e segretari. Lei è favorevole all'obbligo?
«Se la Costituzione lo consentisse sì. Fosse per me, ovviamente dopo il riscontro positivo degli accertamenti in corso, vaccinerei anche gli studenti. I giovani anche se nella stragrande maggioranza dei casi non si ammalano sono un serbatoio molto importante per il virus. Più si riduce la circolazione del virus e prima si esce dal pantano».

Obiezione dei no-vax: «Più vaccinati significa più varianti».
«Occorre tenere conto di due elementi fondamentali legati tra loro. Primo: la maggioranza delle mutazioni sono spontanee, i geni riproducendosi possono sbagliare, ed è così che il virus cambia forma. Secondo: non ci sono prove scientifiche che in una popolazione in larga parte vaccinata il virus che continua a circolare tra i non vaccinati muti con più facilità».

Cosa sta accadendo nel Regno Unito?
«Prima mi lasci dire che già mesi fa avevo scritto più di un articolo per sottolineare che era impossibile stabilire se l'azzeramento o quasi dei casi fosse attribuibile solamente alla vaccinazione».

 

 

E da cos' altro poteva dipendere?
«Dal lockdown durissimo che hanno avuto fino all'avvio della campagna d'immunizzazione. È impossibile distinguere i benefici apportati dai due singoli fattori, perché sono sovrapposti. Oggi in Inghilterra hanno di nuovo 50 mila infezioni al giorno: dicano quanti di questi hanno fatto soltanto il primo vaccino e quanti il ciclo completo».

Il Green pass europeo, quello adottato fin da subito da molti Paesi, è valido dal 14esimo giorno dopo la seconda dose. Molti non lo avranno prima di settembre. È un eccesso di prudenza?
«No: la risposta immunitaria schizza in alto circa 7 giorni dopo il richiamo e a 14 arriva al massimo».

 

 

Siamo a 65 milioni di somministrazioni e il 55% della popolazione ha completato la vaccinazione, eppure da giorni si parla ancora di restrizioni. Rischiamo un altro autunno pesante...
«Il vaccino resta l'arma migliore, però non sappiamo precisamente quanto duri l'immunità. Si sa che e di circa 10-12 mesi in caso di infezione naturale. Con la vaccinazione si presume che vada dai 6 agli 8. Avremo certezze solo verso dicembre, e a quel punto capiremo se sarà necessaria anche la terza dose. Fino ad allora, o comunque ancora per qualche mese, ogni ragionamento resta una supposizione. Comunque credo che a dicembre più o meno tutti gli italiani saranno immunizzati. Certo, esclusi quelli che continueranno a rifiutare il vaccino».

Solo quelli sopra i 60 anni oggi sono un paio di milioni...
«Chi non vuole vaccinarsi vivein un mondo irrazionale, c'è poco da fare. Sono persone autolesioniste e pericolose per gli altri. Sono loro che alimentano la catena del contagio. C'è poco da girarci attorno».

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