I tormenti gay del giovane Proust
Nel Corrispondente misterioso lo scrittore, sotto metafore e racconti omoromantici, rivela per la prima volta la sua sessualità
C’è questo Capitano début du siècle, assai sostenuto nelle pose e nello sguardo, atto alla rigida disciplina militare ma col cuore pieno di nostalgia per la virilità delle camerate e delle trincee.
L’ufficiale, tornando nella caserma in cui era stato tenente qualche anno prima nella periferia parigina, scorge un brigadiere di guardia seduto su un paracarro che sfoglia un giornale. Ed è qui che parte l’afflato del soldato: un lampo arcobaleno, degno d’un Gay-pride. «E dimenticando la realtà, grazie a quell'incantesimo misterioso degli sguardi che sono come anime e ci trasportano nel loro mistico regno dove tutte le impossibilità scompaiono, rimasi a capo scoperto già trasportato abbastanza lontano dal cavallo con la testa girata verso di lui finché non lo vidi più”, pensa il Capitano. “Lui continuava a fare il saluto e davvero si erano incrociati due sguardi di amicizia, come fuori dal tempo e dallo spazio, di amicizia già fiduciosa e quieta». Ecco. Questo è solo uno degli elegantissimi e velati, disseminati, riferimenti alla prima scoperta dell’omosessualità che emerge dalla lettura de Il corrispondente misterioso (Garzanti, pp 178, euro 20, traduzione di Margherita Botto), antologia di brevi scritti inediti, ora espulsi e talora autocensurati di Marcel Proust, che lo scrittore stesso che avrebbe voluto inserire nel suo primo libro I piaceri e i giorni del 1896. Siamo lontanissimi dalla legge Zan o dai movimenti di lotte civili omosex nella San Francisco degli anni 60, persino dal politicamente corretto italico oggi trascolorato in insidia sociale; era il periodo in cui Oscar Wilde condannato per pederastia marciva nel carcere di Reading e qualsiasi avance omosex evocava tuoni biblici, devianze e sensi di colpa. I dolori del giovane Proust si sono acuiti nella sua solitudine ormonale. La storia narra che Marcel giovinetto avesse modificato i suoi gusti sessuali già all’età di 16 anni, dopo aver ricevuto il due di picche da tale Marie de Bénardaky coetanea polacca “che aveva una gran chioma nera, occhi chiari e ironici, guance rosse, splendente di quella salute, vita e gioia che mancavano a Jean”. Fu da lì, da quella cocente delusione etero –parrebbe- che il futuro scrittore decise di buttarsi su qualcosa di solido: militi ignoti di tutte le guerre, aviatori, prestinai, nobilomini e giocatori di golf che la critica più attenta identificò nel tiaso delle “fanciulle in fiore” evocate nella Recherche. Proust era lacerato tra due desideri contrastanti: gridare al mondo il suo segreto (ma non era il caso) e immergervi i suoi personaggi letterari.
E così, riuscirà a raccontare pudori, angosce e incertezze inventandosi un’eroina eponima, Francoise: un alter ego femminile che corteggia seppur con gesti impercettibili l’amica Christiane dipinta nel momento di ricevere missive appassionate proprio da un “misterioso corrispondente” che per ella d’amor si strugge. A latere svetta un pretonzolo attento che, intuita la liaison fra le due donne, minaccia la dannazione eterna. Il tenore della corrispondenza è il seguente: “Signora, è da tempo che vi amo ma non posso né dirvelo né non dirvelo. Perdonatemi. Vagamente tutto ciò che mi è stato detto della vostra vita intellettuale, della rara superiorità del vostro animo mi ha persuaso che solo in voi troverei dopo una vita amara la dolcezza, dopo una vita avventurosa la pace, dopo una vita di incertezza e di oscurità la via verso la luce. E voi siete stata senza saperlo la mia compagna spirituale. Ma questo non mi basta più. È il vostro corpo che voglio e non potendolo avere, nella mia disperazione e nella mia frenesia scrivo questa lettera per calmarmi, così come si accartoccia un foglio mentre si aspetta, come si incide un nome sulla corteccia di un albero, come si grida un nome nel vento o sul mare. Per sollevare con la mia bocca l’angolo delle vostre labbra, darei la vita. Il pensiero che potrebbe essere possibile e che è impossibile mi brucia in eguale misura. Quando riceverete lettere da me, saprete che sono in un momento in cui questo desiderio mi fa impazzire”. Dietro la scambio di passione femminile si cela, probabilmente, l’amour frou di Proust per Reynaldo Hahn, musicista di cui si conobbe il rapporto con lo scrittore solo nel 2016, grazie ad epistolario pruriginoso venduto da Sotheby. E naturalmente nascosto da Proust stesso (Hahn finirà incluso come personaggio nel romanzo non finito e pubblicato postumo Jean Santeuil). Beninteso: in Proust non c’era nulla di porno. La sua prosa rivela un omoromanticismo fino troppo zuccheroso che gli fa fare l’ottovolante tra euforie e depressioni; epperò Proust incatenato alle convezioni e tormentato da una rigida educazione familiare, alla fine fuggiva dall’etichetta di omosessuale.
Il corrispondete misterioso collaziona nove novelle inedite portati alla luce negli anni Cinquanta dalle ricerche dello studioso ed editore Bernard de Fallois, e pubblicate per la prima volta in Francia nel 2019. Nell’intenzione del Proust venticinquenne dovevano essere una sorta di diario intimo ispirato a grande autori come E.A.Poe (La lettera rubata) che doveva intrecciare temi come la malattia, la passione, la morte, e, da ultimo, il sesso. Alla prurigine dei posteri è rimasto l’interesse soprattutto per quest’ultimo…