Euro 2020, Travaglio e la crisi di nervi: "Il noto leccapiedi dal nome volatile". Insulti alla penna di Repubblica
"Ma fatevi una vita". Marco Travaglio perde il controllo e dedica un intero editoriale a difendersi dall'accusa di essere anti-italiano. Dopo aver sparato a zero per anni contro la Nazionale a ogni occasione buona, accusandola di trasformarsi in un mezzo di propaganda politica e finendo per augurarsi una sua sconfitta a Mondiali o Europei per qualsivoglia motivo, il direttore del Fatto quotidiano incassa (malissimo) il successo degli Azzurri a Euro 2020 e in tutta risposta rifila insulti alla "congrega di spostati e pipparoli da Twitter e da cartastraccia" che se la sono presi col Fatto "come se avessimo perso noi".
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"I due maggiori cazz***i della politica non hanno nulla di meglio da fare che commentare ciò che non ho mai detto - scrive il direttore, accusando senza citarli Renzi e Salvini -. E svariati 'colleghi', un istante dopo il rigore sbagliato da Saka, anziché gioire per l'Italia già twittavano contro di me (ma come siete messi? ma fatevi una vita)". Certo, il tono inquisitorio di Travaglio non aiuta mai: "Rispondendo alla Gruber, avevo solo detto che nelle eliminatorie avevamo battuto tre squadrette ed era presto per esultare". Vero, ma sembrava più una gufata compiaciuta che una analisi tecnica. Come del resto non era "tecnico" il suo tifo contro l'Italia ai Mondiali 2006. "Ai tempi del doping e di Calciopoli - riconosce -, tifai contro la mia Juve finita nelle grinfie del clan Moggi e contro la Nazionale di Lippi &C. che ne era la legittima erede, nell'illusione di una bonifica. Ma il calcio restò marcio. E il tifo è roba di pancia: dalla mia non sale più nulla".
In realtà qualcosa sale, eccome. E non è affatto piacevole. Domenica "ho assistito alla finale di Wembley nella più assoluta indifferenza: come se giocassero Malta e Lussemburgo". Travaglio guardava già altrove, cioè al governo Draghi che "prima profittando della distrazione generale per infilare il Salvaladri, come B. il 13 luglio '94 (semifinale mondiale); poi calandosi le brache dinanzi agli azzurri per il bagno di folla in pullman contro il parere dei ministri della Salute e dell'Interno". Per finire, lo schiaffo a Francesco Merlo di Repubblica, "noto leccapiedi dal nome volatile che distribuisce patenti di 'cretino anti-tifoso' a chi non lecca come lui". Campioni d'Europa anche in rosicamento.