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Jospeh Ratzinger e la minaccia del "gruppo di San Gallo", retroscena: la trappola contro Benedetto XVI, ora tutto torna

Caterina Maniaci
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Falsità, incomprensioni, lotte intestine, ostilità: non sono certo queste le "parole-chiave" per descrivere un pontificato complesso e importante come quello di Joseph Ratzinger. Però sembrano essere le coordinate con le quali molti - troppi - lo hanno affrontato, giudicato, osteggiato. È per questo che alla fine papa Benedetto XVI ha deciso di dimettersi? Per le etichette ridicole e offensive, quali "il Papa inquisitore", "il Pastore tedesco"? No, non è certo per questo. Lui, a queste provocazioni, non ha mai risposto, le accuse non lo scomponevano. Ma il capitolo delle aperte ostilità contro il pontificato di Benedetto, la portata e il significato reale di queste vicende, permette di approfondire la storia affascinante dello stesso pontificato.

Joseph Ratzinger ha celebrato, proprio in questi giorni, i 70 anni di sacerdozio. Un percorso lungo eintenso, nel segno della fede, in cui appunto si inserisce la vicenda dell'elezione al soglio pontificio e i successivi straordinari anni di governo della Chiesa. Alcuni libri appena pubblicati alzano il velo sui retroscena della vita di Ratzinger, sui molti amici ma anche dei tanti nemici - o perlomeno avversari- che hanno tentato, spesso e volentieri, di metterlo in difficoltà.

 

 

 

 

Benedetto XVI. La vita e le sfide è il saggio scritto da Luca Caruso, responsabile della comunicazione istituzionale della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, (editore Sanpino-Fondazione Joseph Ratzinger, pp.172, euro 14) con la prefazione dell'arcivescovo Georg Gänswein. Il quale sottolinea che «ogni volta che si cerca di comprendere e inquadrare Benedetto XVI, sorgono immediatamente divisioni e liti. È considerato uno dei pensatori più intelligenti dei nostri tempi e altempo stesso una figura affascinante. Ma anche un personaggio scomodo per i suoi avversari, che non mancano». Al riguardo, prosegue l'arcivescovo, «un intellettuale francese una volta ha notato che non appena si menzionava il nome di Ratzinger «pregiudizi, falsità e persino disinformazione regolare dominavano ogni discussione».

In tal modo, non raramente, è stata costruita un'immagine che non è in grado di mostrare la realtà né della persona né dell'operato, ma solo una rappresentazione fittizia che doveva servire a uno scopo specifico». Nell'elenco dei più autorevoli biografi di Benedetto XVI figura un sacerdote romano che è anche storico, don Roberto Regoli, direttore del Dipartimento di Storia della Chiesa dell'Università Gregoriana e direttore della rivista Archivum Historiae Pontificiae. Ha appena pubblicato un nuovo saggio dal titolo Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI, (Edizioni Lindau, pp.382, euro 29,50), in cui entrano in scena anche gli avversari "conclamati", prima di tutto il cosiddetto "gruppo di San Gallo", ben incardinato dentro la Chiesa. È noto che si tratta di alcuni ecclesiastici di alto rango invitati dal vescovo di San Gallo in Svizzera (tra cui cardinali Martini, Silvestrini, Murphy-O' Connor e Danneels) a riunirsi, di tanto in tanto, presso la bellissima abbazia di San Gallo, per secoli uno dei più importanti centri monastici d'Europa, per verificare la loro agenda approntata per il progetto di costruire una Chiesa "aperta", in evidente contrasto con l'ultima fase del pontificato di Giovanni Paolo II.

Il loro bersaglio, prima di ogni altro, è stato proprio il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cioè Ratzinger, perché, secondo loro, esercitava un'influenza centralizzante e conservatrice. Come se non bastasse anche nella sua patria tanti cattolici e vescovi tedeschi a lungo hanno criticato apertamente il Papa («In Germania alcune persone cercano da sempre di distruggermi», ha dichiarato lo stesso papa emerito in un libro-intervista). Regoli spiega che papa Benedetto a tutto questo ha sempre reagito con compostezza, continuando per la propria strada, non ha mai avuto una sua rete/struttura, né si è preoccupato di crearsene. Naturalmente è sempre stato a conoscenza delle critiche, consapevole degli attacchi e la sua risposta «era a livello delle argomentazioni e non di una politica di repressione. Lui voleva convincere e non imporre» ed è proprio questa, secondo l'autore, la caratteristica dello stesso Ratzinger, «al tempo stesso la forza e la debolezza del suo pontificato». Clemenza e soprattutto il desiderio di creare dentro la Chiesa divisioni o, peggio, disgregazioni. Proprio le accuse che una propaganda avversa ha rivoltato contro di lui.

 

 

 

 

In realtà gli autori cercano di rispondere alla domanda su chi è stato veramente Joseph Ratzinger e la sua testimonianza, raccontando le sue origini e le caratteristiche personali, le sfide epocali e anche i momenti drammatici e le vicissitudini delicate e complicate che hanno segnato l'esistenza di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Tentativo compiuto anche dallo storico della Chiesa Roberto Rusconi, nel suo saggio Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, teologo, cardinale, Papa (Morcelliana editrice, pp.192, euro 17) si concentra soprattutto sulla svolta impressa con le dimissioni nel 2013.

Secondo Rusconi, infatti, la decisione di procedere alla rinuncia al pontificato ha fatto «intravedere risvolti inediti nella gestione del supremo magistero ecclesiastico, gli avvenimenti degli anni successivi hanno ingenerato crescenti perplessità». Rusconi, a conclusione del libro, cita poi la famosa e inquietante profezia di Malachia di Armagh, abate irlandese morto nel 1148, sulla fine della Chiesa sulla quale si staglia l'ombra fatale dell'ultimo Pontefice, Petrus Romanus. 

 

 

 

 

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