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Rocco Siffredi, una pesantissima teoria su Ciro Grillo: "Perché non è uno stupratore. Sapete come è cresciuto?"

Paola Pellai
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Rocco Siffredi, 57 anni, il re dei pornoattori nel mondo, nonché produttore e regista di film hard, ha pubblicato un corso di educazione sessuale (Sex Lessons, ed. Mondadori, 17 euro) per spiegare, soprattutto ai giovani, che il sesso non c'entra nulla con il porno.

Si è proposto di andare a parlarne, e pure gratis, in scuole ed università. È successo?
«Assolutamente no. Ricevo migliaia di mail dai ragazzi che mi chiedono di farlo, i rappresentanti di classe lo propongono ma presidi erettori pongono il veto: "No, grazie. Non prendiamo lezioni da Rocco Siffredi". All'Università ci sono entrato solo una volta: a Roma a promuovere un film con Massimo Boldi. Siffredi in università può parlare di comicità, ma non di sesso. Io non voglio fare il professore ad ogni costo, chiamino altri ma non perdano altro tempo: i giovani confondono la pornografia con l'educazione sessuale, il porno è pieno di insidie che viaggiano su internet e con un telefonino. Il porno è finzione, non è la realtà. Dobbiamo spiegare loro che ciò che vedono nei film e ciò che fanno le pornostar non è sessualità "normale", ma "artificiale", costruita a tavolino e molto esagerata. Se nei film facessimo sesso come si fa nelle nostre case, la gente si addormenterebbe durante la visione».

Da dieci anni le prestazioni di un attore porno sono dopate.
«Affermandolo mi sono creato inimicizie, mi hanno accusato di aver distrutto la fantasia della gente che ci guarda. La mia priorità è raccontare la verità e pensare ai ragazzini che si abbuffano di porno e vanno in corto circuito perché nel film vedono un uccello che resta duro per 3 ore e loro, invece, nulla. Si sentono scarsi o sbagliati ma non è così. Assistono a film con gli effetti speciali, un po' come quando in quelli d'azione quando si spara, si uccide ma in realtà non muore nessuno. Nell'adolescenza un ragazzo ha gli ormoni a mille ma non sa ancora cosa vuole e come funziona il proprio corpo. Il rischio, se non si è preparati, è che più che educare alla fantasia il porno destabilizza. Lo dico a voce alta: a parte 2 o 3 eccezioni nel mondo, i pornostar sono tutti dopati».

Com' è possibile?
«Forse oggi mi sarei dopato anch' io, il porno attuale è performance all'estrema potenza... Un lato positivo c'è: è finito il tempo d'attesa. Ora quando giri una scena, non c'è più il problema che l'attore possa non funzionare o ti faccia fare le 3 di mattina. Oggi tu decidi l'ora in cui inizi e l'ora in cui finisci, sono tutti chimicamente robotizzati ma non sanno più come si fa sesso con una donna: gli manca la passione, il modo di guardarla. Tutte cose che il doping non t' insegna... Io ho vissuto l'era del porno più bello, gli anni '90, Moana, la scoperta, la libertà, l'America... Ora arrivano sul set che nemmeno si conoscono e salutano, eternamente collegati sui social... Un altro mondo rispetto al mio».

A che età si può iniziare a parlare di sesso ai ragazzi?
«Dagli 11 ai 13 anni. Ho moltissime colleghe che a 12 anni si masturbavano, quella è l'eta in cui il corpo cambia ed iniziano gli impulsi sessuali. È fondamentale avere qualcuno che ti spieghi che il sesso, e non il porno, è la cosa più naturale al mondo ma occorre saperlo gestire nel pieno rispetto della libertà di ogni individuo. Non bisogna per forza esporre una sessualità, ognuno deve crescere nella direzione in cui si sente più a suo agio. Nessuno va raddrizzato, è una c***ta solo pensarlo. Una volta un intellettuale inglese mi chiese come dividevo il mondo. Gli risposi: tra chi ama darlo e chi ama prenderlo. Avevo sdoganato il mondo all sex...»

Ha messo la sua mano e la sua faccia a favore del Ddl Zan...
«Ho sbagliato e non lo rifarei più. Ho aderito senza conoscerne i contenuti, ma forte del mio essere contrario a qualsiasi forma di violenza contro gli omosessuali e il bullismo. Ma mi sono accorto che a continuare a parlarne si ottiene l'effetto contrario. Si istiga la gente a dare contro. Rispettiamo le libertà individuali senza strumentalizzarle. Dico basta anche all'inutile pagliacciata dei gay pride. Se vogliamo chiamarla festa ci sto, ma se dobbiamo chiamarla manifestazione per l'identità dei diritti gay dico che mi avete rotto il c***o».

Scusi?
«Sì, ha capito bene. Ognuno dovrebbe vivere la propria sessualità come ca**o gli pare e non fare il pagliaccio. Di questo passo tra un po' ci sarà pure l'eteropride, tutti a rivendicare la propria normalità. S' immagina il caos?».

Adesso c'è pure il #metoo a fare casino.
«Sicuramente ha fatto del bene, ma ha anche spinto molte donne a fare soldi con trappole furbe. Questi giochini stanno creando un sacco di problemi. Il #metoo ha sensibilizzato sul tema delle molestie in cambio di favori, ma qualche donna per vendicarsi non vedeva l'ora di puntare il dito contro un uomo che non le ha dato quanto promesso. Ed allora diventa ancora più importante parlare ai nostri ragazzi che oggi scambiano ogni coetanea per una pornostar. Se avessero ben presente cosa significa la parola consenso, se qualcuno gli spiegasse che non è un gioco e si rischia la galera, forse non cadrebbero in errori irreversibili. Io stesso impiego un quarto d'ora, mentre prima era solo un secondo, per illustrare ad ogni singola ragazza nel dettaglio la liberatoria del consenso. Le spiego che sta salendo su un set porno, che quello che fa potrebbe nuocerle in futuro. Sul set le chiedo di fermarmi in qualsiasi momento se si sentisse infastidita o non le andasse più quello che sta facendo».

Dunque Ciro Grillo e ai suoi amici potrebbero essere stati fregati?
«Ciro Grillo non è il cattivo e viziato figlio del politico, quello che è successo a lui poteva capitare a tanti coetanei. Loro non sono né violentatori né stupratori, sono i ragazzi della generazione 2.0, cresciuta con il porno senza conoscerne le regole e senza che gli fosse spiegato come uno smartphone può trasformarsi in un'arma letale. Basta un bicchiere di troppo e può succedere che un gruppo di amici si metta a giocare a fare i pornostar con la ragazzina di turno che magari prima fa la disinibita e poi dice "Ma che ca** mi avete combinato?". Capita sul set, figuratevi al di fuori... Una ragazzata di co***ni può sfuggire di mano se non s' insegna l'importanza della parola "consenso". Sexting, revenge porn, foto, video, culi sono micce da non accendere. Rilanciare materiale online o farlo girare con i social può coinvolgere milioni di utenti. Bisogna essere sicuri al 100% di quello che si fa ed essere sicuri che la ragazza sia consenziente».

Altrimenti?
«Altrimenti l'uomo ha sempre torto, è molto difficile oggi difendersi dalle accuse di molestia. Puoi anche essere stato molestato ma se una donna t' incolpa parti da meno 10, se poi sei pornostar da meno 1000. Prima spiavamo le donne dai buchi della serratura e potevamo avere la disapprovazione dei famigliari o dell'amico, ora è il pubblico ludibrio ingigantito dai milioni di visualizzazioni. Si può arrivare anche al suicidio, in 30 anni io ne ho conosciuti cinque nel mio ambiente».

Chi è il colpevole di ciò che hanno fatto Ciro Grillo e i suoi amici?
«I colpevoli siamo noi genitori che abbiamo deciso di non spiegare un c**o ai nostri ragazzi e non li abbiamo messi in guardia su come va il mondo. Ma come facciamo a parlare di sessualità ai nostri figli quando siamo i primi ad esserne imbarazzati e sprovvisti di conoscenze?».

Che tipo di papà è stato?
«Ai miei figli ho sempre parlato di sessualità in modo naturale. Ma avevano addosso un cognome ingombrante che poteva metter loro pressione, per questo nell'adolescenza ho pensato di proteggerli affidando l'educazione a mia moglie. Ha fatto un buon lavoro. Leonardo, 21 anni, è fidanzato da due, Lorenzo, 25 anni, sta da dieci con la stessa ragazza, senza essere mai ricorso alla pornografia. Ogni tanto, ridendo, mi chiedo pure se è mio figlio. Mia moglie è stata brava perché ha parlato loro di sesso, di preservativi, di malattie, non di cicogne o di bimbi sotto il cavolo».

Non le è mai capitato di essere stato accusato di molestie?
«Quando ha preso piede il #metoo i miei colleghi mi dissero: "Rocco, il prossimo ad essere infilzato sarai tu". In effetti tutti i miei film sono sempre stati molto duri, sono sono stato il primo a lanciare il rough sex, ovvero il sesso violento. Dopo 35 anni di lavoro, quante donne si sarebbero fatte vive per accusarmi? Della serie..."Siffredi mi hai fatto male". Con molta sorpresa, neppure una. Sono stato bravo o fortunato? La verità è solo una: se lo fai con la gente giusta è impossibile che ti succeda qualcosa».

Ci spieghi meglio.
«Le racconto un episodio. Sul set stavo facendo sesso spinto in bagno con una ragazza sui tacchi, improvvisamente mi è scivolata e ha battuta la testa su un angolo di marmo. Le si sono girati gli occhi, è svenuta e io già immaginavo i titoloni sui giornali: "Siffredi ammazza una ragazza mentre fa sesso violento". Come avrei fatto a spiegare che non era andata così? Ho avuto un gran c**o nella vita, è facile cadere nei tranelli. Ai miei figli ricordo sempre che noi non apparteniamo a nessuno e nessuno ci appartiene. Un uomo mollato, spesso impazzisce e fa la cosa peggiore: ammazza. Per questo sostengo l'importanza di un'educazione al sesso, ma anche al rapporto. Dialogo, comprensione e rispetto. Nessuno ce le insegna».

Quante volte fa sesso con sua moglie?
«Mia moglie non ama far sesso tutti i giorni. Ci capita di farlo 3 giorni di seguito perché siamo in vacanza e poi magari per una settimana o 10 giorni non mi vuole neppure guardare. Io la punzecchio e le dico che sta invecchiando, lei  mi risponde che quello vecchio sono io. Rosa ha bisogno d'intimità, se c'è gente in casa neppure ci pensa. E noi abbiamo la governante ogni mattina... Così mi ha abituato a portarla in vacanza. E le assicuro che quando lo facciamo è ancora più bello dei nostri inizi. Le donne più vanno avanti con l'età più diventano divertenti...».

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