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Gabriele Paolini sbattuto in carcere. Pedofilia, dalle carte dettagli raccapriccianti: come si arriva alla condanna
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E all'alba si spalancarono le porte del carcere per Gabriele Paolini, il famoso incursore e disturbatore tv: la condanna a 5 anni è stata confermata dalla Cassazione dopo la Corte d'Appello. E così, di prima mattina, gli agenti del primo dirigente Eugenio Ferraro del distretto di polizia di San Basilio hanno notificato a Paolini un ordine di esecuzione pena da scontare in un penitenziario.
Una storia, spaventosa, che inizia nel 2013, quando Paolini fu incarcerato per 19 giorni e scontò altri 20 mesi ai domiciliari in seguito a un'ordinanza del gip, secondo il quale l'incursore e incubo dei giornalisti aveva avuto rapporti sessuali con alcuni minorenni, in cambio di soldi e regali e intrattenendo una relazione con un ragazzo di 17 anni.
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Nell'ordinanza si legge che l'uomo avrebbe messo in atto "un insistente tentativo di persuasione" nei confronti dei minorenni, questo "pur a fronte delle palesi resistenze oppostegli, con modalità espressive di reiterata e collaudata tecnica di induzione". Nel 2017 la condanna a 5 anni di galera da parte delle toghe della quinta sezione penale del tribunale di Roma, poi confermata dalla Terza Sezione della Corte d’Appello e resa definitiva dalla Cassazione.
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Durissimo il commento di Massimiliano Kornmuller, co-difensore di Gabriele Paolini, il quale si è sempre detto innocente: "Un'occasione persa per la Giustizia, con una massima si sarebbero potute percorrere nuove strade circa la liceità o meno di certi comportamenti. Questo non è avvenuto", ha concluso.
Il disturbatore tv dritto dritto in cella, insomma. E accusato di reati infamanti. Nel suo "curriculum" da incursore, forse su tutti, si ricordano due episodi: il primo, quando Paolo Frajese, esasperato, gli tirò un bel paio di calci in diretta tv; il secondo, quando Enrico Mentana, altrettanto esasperato, invitò un suo inviato a fare altrettanto, ossia ad allontanarlo a suon di calci.
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