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Bruno Ermolli, addio al consigliere di Berlusconi che piaceva alla sinistra: quando nel suo salotto fu deciso il destino del Paese

Nino Sunseri
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Un po' si scherniva e un po' ci giocava quando lo chiamavano il Gianni Letta di Milano. Un modo per indicare quanto fosse importante per il Cavaliere la figura di Bruno Ermolli, scomparso ieri a 82 anni dopo una lunga malattia. Per la Milano che conta, a prescindere dagli orientamenti politici, Bruno Ermolli non era solo il super consulente di Silvio Berlusconi, ma l'imprenditore gentiluomo che amava la musica e la cultura. Nel suo salotto di Milano e nella villa a Saint Tropez per molto tempo sono stati decisi i destini politici ma anche culturali del Paese. Come dimenticare il ruolo che ebbe, come vice presidente della Scala, nella difficilissima nomina di Stephane Lissner al posto di Riccardo Muti, giocando di sponda con Letizia Moratti, allora sindaco. Un'operazione che creò qualche attrito con Fedele Confalonieri nonostante un'amicizia di lunghissima data. Era stato proprio Fidel, nel 1990 a presentare il super consulente d'azienda al Cavaliere che non veniva a capo di Standa vendutagli a carissimo prezzo, da Raul Gardini. «L'organigramma ha prevalso sul pentagramma» dichiarò Confalonieri da risentito melomane commentando l'uscita di Muti. Tifoserie contrapposte che bruciano i cuori ma non lasciano tracce. Come accade per le accese passioni del melodramma nel più importante teatro lirico del mondo. Difficile rintracciare espressioni ostili nei confronti di Ermolli. Anche in campi diversi dall'universo Mediaset e del centrodestra. Non a caso il primo messaggio pubblico di cordoglio ieri mattina è arrivato dal campo della sinistra. Il tweet del sindaco di Milano Beppe Sala: «Il pensiero della città va lui, alla sua storia e al suo vissuto, così come alla sua famiglia».

 

 

 

Fondazione Cariplo

Alla fine, guardando bene si scopre gli sgambetti peggiori al super -consulente del Cavaliere, arrivano proprio dalle ali del centrodestra. Come dimenticare i fatti di vent' anni fa per la nomina del Presidente della Fondazione Cariplo, uno dei grandi forzieri d'Italia: 7 miliardi di patrimonio, 177 milioni di sussidi mediamente distribuiti al territorio ogni anno, azionista di grandissimo pe sodi Banca Intesa. È il momento dell'offensiva di Giulio Tremonti, ministro del Tesoro, per addomesticare il sistema delle Fondazioni bancarie. Lo snodo è rappresentato proprio dalla Cariplo: se cade il bastione lombardo il resto non potrà resistere a lungo. Si tratta di rompere l'asse fra Giuseppe Guzzetti e Giovanni Bazoli. Operazione ad alta tensione politica visto le scelte di campo dei protagonisti. Berlusconi e Tremonti lanciano la candidatura di Ermolli. Sembra impossibile batterlo considerando il peso di Lega e Forza Italia nella regione. A tradire è il presidente leghista della Provincia di Como, Armando Selva che a sorpresa inserisce il nome di Giuseppe Guzzetti nella governance della Fondazione. Era proprio quello che bisognava evitare perché al successivo ballottaggio Guzzetti prevale su Ermolli. L'inatteso finale di partita farà scendere il gelo fra il super -consulente e il ministro del Tesoro. Senza contare i riflessi sulla politica a Roma. Nulla, invece, ha incrinato il rapporto fra il Cavaliere ed Ermolli che per molto tempo, aveva un posto fisso alla tavola del lunedì sera ad Ar core: «Bruno non era soltanto un manager e un consulente d'azienda di primissimo ordine, era un uomo colto e sensibile - dichiara - Lo avrei voluto al mio fianco anche in ruoli istituzionali importanti, glielo avevo proposto più volte, ma la sua discrezione e il suo amore per il lavoro lo hanno sempre trattenuto dall'impegno diretto in politica». Per un certo periodo, infatti, non c'era stata carica pubblica o privata nella quale non facesse capolino il suo nome. Dalle candidature politiche a Milano fino alla presidenza dell'Eni, passando per grandi gruppi (per esempio Tim) o banche che molto spesso conosceva molto bene essendone stato consulente.

Marina e il maestro

Il rapporto con la famiglia Berlusconi, però, era speciale. Non solo per gli incarichi in diversi consigli d'amministrazione del gruppo (da Mondadori a Mediaset) ma anche per le frequentazioni con Piersilvio e, soprattutto Marina, cui aveva insegnato i segreti della finanza e della governance. Non a caso Marina, oggi presidente di Fininvest, saluta l'amico Bruno definendolo un eccezionale maestro: «Per oltre vent' anni i suoi preziosi consigli mi hanno aiutato non solo sul lavoro. Ma è stato - aggiunge - anche un amico vero, sincero, su cui ho sempre potuto contare». I funerali si svolgeranno oggi pomeriggio nella Chiesa di San Marco a due passi dalla sede di Syn&rgetica, la società di consulenza e di strategie di impresa da lui fondata nel 1970. Nel 1982 promuove la Federazione del Terziario Avanzato, di cui è stato presidente dal 1985 al 1989. Riuniva 800 imprese «piccole ma innovative. L'anima della modernità», diceva in un'intervista del 1984. È stato presidente di Promos, la società incaricata di promuovere l'export, e membro di giunta della Camera di Commercio di Milano. Ambrogino d'Oro nel 2001 e l'anno successivo Cavaliere del Lavoro. Ha fatto partea delle maggiori istituzioni culturali milanesi: dalla Bocconi al Politecnico, al Fai. L'ultima partita di rilievo è quella che conduce a Expo 2015. Favorisce la nomina di Beppe Sala, ex manager Pirelli, alla direzione generale del Comune di Milano. Sarà il trampolino come commissario della manifestazione e l'atterraggio a Palazzo Marino. Ermolli come vicepresidente della Scala convince Stéphane Lissner e tutta l'orchestra alla trasferta in Ghana per conquistare i voti dell'Africa centrale e mediterranea. Il coro della Scala che intona «O sole mio» e «Vitti 'na crozza». Prima volta nel continente. Furono decisivi per battere la concorrenza di Smirne.

 

 

 

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