Matteo Salvini "qua qua". Marco Travaglio e la vignetta di Mannelli, l'ultimo schizzo di fango del Fatto quotidiano
Il prode Mannelli colpisce ancora. Ovviamente, l'obiettivo della matita armata del Fatto quotidiano non può non essere Matteo Salvini. L'estate si avvicina, la spiaggia pure e nella redazione del direttore Marco Travaglio sentono già profumo di mojito. E così dagli al leader della Lega, sbattuto in prima pagina pancia al vento e bermuda floreali. Il tono è di dileggio, le fattezze deformate. Petto nudo, e sopra la giacca d'ordinanza da senatore, la cravatta e sotto, a far capolino, un bel crocefisso. Insomma, ci sono tutti gli elementi per una bella palata di fango.
Al Fatto, si sa. quando si tratta di parlare del centrodestra e di Salvini in particolare non vanno tanto per il sottile e talvolta i ragionamenti politici sono fatti con l'accetta, come quando si tratta di prendere questo o quel pezzo di verbale o intercettazione e spararlo in prima pagina, giusto per attaccare il nemico. Sono ragazzi, bisogna capirli. E lo stesso Mannelli non è nuovo a vignette decisamente truculente.
"Salvini qua qua". La vignetta di Mannelli sul Fatto quotidiano
In quella pubblicata in prima pagina mercoledì 9 giugno, per esempio, Salvini ragionando (deduciamo noi) su federazione di centrodestra, governo, maggioranza e riposizionamenti, chiarisce il suo pensiero. "Stiamo qua", indica con la mano destra, "e anche qua", con quella sinistra. Sotto, la chiosa "illuminante" di Mannelli (e presumiamo Travaglio): "Qua qua". E ogni riferimento al "ballo" e alle paperelle, vista anche la mise balneare del leghista, è voluto.
Matteo tirerà un sospiro di sollievo, però, visto che qualche ora prima gli era andata decisamente peggio. Martedì era uscita una bella paginata in cui lo si accusava di essersi "berlusconizzato", al grido di "mafia toghe e condannati". Travaglio e soci avevano addirittura rispolverato Licio Gelli, il babau dei babau, per smontare la proposta della Lega sulla giustizia, a partire dalla separazione delle carriere tra giudici e inquirenti. Insomma, oggi è quasi acqua di rose.