Non è l'arena, Francesco Capozza: "La verità sui miei rapporti professionali con Di Fazio". Messaggio per De Girolamo e Trocchia
"Dopo due partecipazioni, su invito di Massimo Giletti, a Non è l'Arena credo che sia il caso di chiarire una volta per tutte, anche a beneficio di Nunzia De Girolamo e della viperetta Nello Trocchia, evidentemente poco perspicaci entrambi, il rapporto di consulenza che ho avuto (visti i fatti emersi, malauguratamente) con l’imprenditore Antonio Di Fazio. Pensavo di essere stato chiaro, ma mi rendo conto che così non è stato". Francesco Capozza, imprenditore e Pr, interviene su Facebook per chiarire i suoi rapporti con Di Fazio, l'imprenditore farmaceutico finito in arresto a Milano con l'accusa di essere un violentatore sessuale.
"Punto primo: sono rimasto scioccato quando ho appreso del suo arresto - scrive Capozza -. Mi son detto: e se invece che dalle ragazze fosse stato attratto dai ragazzi? Quante volte, con la scusa di approfondire piani strategici di comunicazione che ho prodotto - perché sì cara Nunzia, ho lavorato per lui, o almeno credevo di farlo - ho preso caffè a casa sua... e se mi avesse sedato come ha fatto con quelle povere ragazze?".
"Punto secondo: a Milano, dove ho vissuto tra il 2016 e il 2019, aprii la mia agenzia di comunicazione. Una società regolarmente registrata presso la camera di commercio e con capitale sociale - era una S.r.L. - interamente versato. Ne ero Ceo ed avevo un socio di minoranza, anche lui giornalista, e diversi collaboratori. Dopo un anno circa, ho testato sulla mia pelle cosa vuol dire per un giovane fare imprenditoria. Tasse, contributi, versamenti, IVA, ecc.... Incassavo 10 e spendevo 12. A quel punto, prima di finire totalmente i miei risparmiucci, ho deciso di vendere o, nel caso fosse stato possibile, rilanciare la mia attività con l’apporto di eventuali investitori. Di Fazio si rivolse alla mia agenzia proprio una quel periodo. Era marzo 2017".
Cosa voleva Di Fazio da lui? "Sapendo i miei contatti, il mio portfolio clienti e conoscenti, venne da me per rilanciare la sua immagine. In buona sostanza voleva un responsabile delle sue PR per accreditarsi sui media. Interviste, magari qualche piccola partecipazione tv, ecc... Dopo qualche tempo, circa qualche settimana, mi disse di essersi invaghito di Paola Turci. Non ci vidi nulla di male, anche se, conoscendo l’orientamento sessuale della Turci, provai a dissuaderlo. Non ci fu nulla da fare, voleva conoscerla. Nel frattempo io ed il mio team continuavamo a preparare piani strategici di comunicazione e di marketing (Di Fazio voleva "comunicassimo" anche le sue aziende)".
Il rapporto professionale tra Di Fazio e Capozza è andato avanti per circa 6 mesi, da marzo a settembre 2017. "Mi aveva proposto di rilevare lui la mia società - spiega il giovane Pr -, risollevandomi da un periodo di affanno economico che stava via via riducendo al lumicino i miei risparmi e quelli di mia madre. L’obiettivo era quello: vendergli la mia azienda e mettere in salvo i miei collaboratori. Che c’entra la SSICA? Di Fazio, ed io pensavo lo facesse perché già proiettato all’acquisto della mia azienda, e quindi 'partecipe' dei nuovi potenziali guadagni, cercava di procurarmi nuovi clienti. Andammo a Parma presso gli uffici della fondazione SSICA e parlai con Andrea Zanlari, allora presidente. Mi disse di aver bisogno di un rilancio d’immagine e mediatico della fondazione stessa e gli prospettai varie soluzioni. Ne fu interessato e colpito. Misi tutto per iscritto in una lunga proposta contrattuale. Immagino che se un uomo del suo spessore culturale, sociale e politico decide di affidare ad una società esterna l’ufficio stampa e le pubbliche relazioni di un ente para-statale, sappia quel che fa. E comunque non è affar mio entrare in certe dinamiche. Mi viene presentato un cliente, definiamo le clausole contrattuali e quel che avrei dovuto apportare alla sua società, il resto non mi riguarda".
"In ultima analisi - conclude Capozza -: ho capito strada facendo che Di Fazio, nonostante io impiegassi il mio tempo a definire piani di comunicazione strategica per lui e le sue aziende (tutto tracciabile, tutto scritto) era interessato a due cose: 1) Paola Turci; 2) a non fare la figura del pirla che non poteva (o voleva?) pagarmi e fare in modo che fosse qualcun altro a farlo. Tutto il resto è noia. Io sono sereno ed è tutto dimostrabilissimo. Di certo non mi farò sputtanare da qualche collega di giornaletti radical chic che non capisce il tormento personale di aver vissuto mesi con una persona all’apparenza rispettabilissima che poi si è rivelato quello di cui le cronache ci hanno reso edotti. SSICA non poteva pagarmi perché ente pubblico? Non credo, certi giornalisti dovrebbero studiare un po’ di diritto amministrativo prima di credersi Perry Mason. E certi “ex” politici, come la cara Nunzia De Girolamo, dovrebbero informarsi meglio, soprattutto quando si è ricoperto l’incarico di Ministro per le politiche agricole che la SSICA in parte gestiva, prima di parlare. Per tutto il resto io c’ho messo la faccia, credendo di fare cosa giusta e gradita alla magistratura, anche su consiglio del mio amico ed avvocato Michele Sarno, Come diceva il grande Antonio De Curtis, in arte Totò: 'sono a esposizione'".