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L'aria che tira, Alberto Zangrillo contro chi indossa la mascherina all'aperto: "Potenziale paziente psichiatrico, popolo di beoti"

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Alberto Zangrillo è stato ospite di Myrta Merlino a L’aria che tira, dove ha parlato ovviamente di coronavirus, ma anche del modo in cui viene percepito da alcuni colleghi e soprattutto da alcuni conduttori e opinionisti televisivi. Addirittura per un periodo il primario di terapia intensiva del San Raffaele di Milano è stato tacciato di essere un negazionista: gli hanno rinfacciato per mesi quel “virus clinicamente morto” che era stato mal interpretato e anche decontestualizzato. 

 

 

“Possiamo dire che quella frase è stata detta in maniera rapida e un po’ perentoria, casomai per la fretta di rientrare in reparto, e che per quella a un certo punto lei è stato considerato troppo audace?”, ha domandato Myrta Merlino. “Potrebbe essere, lei probabilmente ha ragione - è stata la risposta di Zangrillo - però devo anche dire che quando sono in montagna, in un sentiero in mezzo ai boschi e vedo una persona lontana con la mascherina, penso che stia sviluppando una patologia psichiatrica. Siamo dinanzi a un potenziale paziente psichiatrico”. 

 

 

Parole forti, che Zangrillo ha motivato nel seguente modo: “Convivere con il virus vuol dire comportarsi con molta intelligenza, avere rispetto degli altri. Vuol dire anche che i giovani non devono fare gli stupidi ed essere responsabili della comunità. Tutti devono fare la loro parte, ma in questo momento ci sono decine di migliaia di anziani tramortiti e spaventati che non escono di casa da 15 mesi”. Quindi secondo Zangrillo è ora di dire basta al terrore, rappresentato anche dalla mascherina indossata quando non è necessario: “Se la vedo da sola all’aria aperta che cammina sul lungotevere - ha affermato rivolgendosi a Merlino - dico ‘ma guarda quella poverina’. Mette la mascherina perché, lo ha sentito in televisione? A lavoro, in banca, in altri posti va messa, altrimenti da soli all’aperto no. È questa la differenza tra un popolo di beoti e le persone responsabili”. 

 

 

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