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Giorgia Meloni, sul Fatto di Travaglio la vignetta-insulto: "E sti ca***?", la leader FdI mostruosa e coattissima

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Oggi Marco Travaglio cambia eccezionalmente bersaglio: gli insulti non sono né per Matteo Salvini, né per Silvio Berlusconi, né per Matteo Renzi, i tre bersagli prediletti di direttor-manetta (forse sarebbe meglio definirle le tre ossessioni). No, oggi il suo Fatto Quotidiano indulge all'insulto nei confronti di Giorgia Meloni, la leader di quei Fratelli d'Italia in netta ascesa nei sondaggi e dunque, forse proprio per questo, meritevoli di "bastonate travagliesche". Il tutto, va da sé, sulla prima pagina del quotidiano di oggi, mercoledì 26 maggio.

 

Travaglio per l'occasione arma la sapiente matita di Mannelli, vignettista del Fatto Quotidiano, il quale ci propone una versione della Meloni piuttosto mostruosa, asimettrica e strabica, con mani incrociate e posate sul mento e sguardo pensieroso. Alla suddetta Meloni viene attribuito il virgolettato: "Aò so' Giorgia!". E fin qui, per carità, nulla di male. In calce, però, ecco la macchinosa spiegazione del disegnino: "Il profondo e articolato progetto politico a cui nessuno s'azzarda a rispondere: 'e 'sti ca***?". 

 

Dunque, il profondo progetto politico della Meloni, per la banda-Travaglio, sarebbe riassumibile nel coattissimo "aò so' Giorgia". E il problema è che nessuno si rivolga alla leader FdI derubricandola - lei e il suo programma - con un acuto "e 'sti ca***?". Siamo allo sfregio gratuito, marchio di fabbrica del Fatto targato Travaglio. 

Clicca qui per vedere la vignetta di Mannelli contro la Meloni

Per i feticisti del gazzettino post-grillino e super-contiano, segnaliamo che il direttore, Travaglio appunto, ancora non ha digerito la cacciata di Giuseppe Conte da Palazzo Chigi, per quanto ora sembri preistoria. Infatti dedica il suo fondo proprio - e ancora! - a lui, ricordando per esempio che i soldi del Recovery Fund li ha ottenuti "lui stesso", ossia Conte, sottolinea inoltre come li avesse meritoriamente portati a casa il 21 luglio. Dunque ci spiega che il presunto avvocato del popolo è stato cacciato perché non obbediva a "Confindustria e gli altri padroni del vapore". Testuali parole, ossessionato da Conte e da un fantomatico complotto dei "poteri forti", in puro stile grillino. Bene, qualcuno ricordi a Travaglio che il governo Conte non tornerà. Può anche scrivere di altro, la penna per certo non gli manca.

 

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