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Bruno Vespa, la confessione sulla Rai: "Chi mi ha tradito quando ero direttore"

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Bruno Vespa ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa alla vigilia del suo settantasettesimo compleanno. Nato a L’Aquila il 27 maggio 1994, il giornalista ha parlato del suo nuovo libro sui dodici presidenti della Repubblica e in particolare della sua lunghissima e gloriosa carriera in Rai. A riguardo ha anche regalato diverse perle e retroscena, come quella sul concorso vinto e il conseguente approdo al telegiornale: “Già mi avrebbero voluto fregare. Ero arrivato primo, potevo scegliere, ma con la scuola della bella voce mi volevano dirottare alla radio, che amo molto ma non era quello il mio desiderio”. 

 

 

Poi sono arrivate la conduzione e soprattutto la direzione del Tg1: “È bellissimo essere direttore ma non lo rifarei - ha confidato Vespa - si perde un’infinità di tempo in questioni burocratiche e sindacali. Pensi che non volevo neppure fare l’intervista a Saddam Hussein, ma lui chiese il direttore o nessun altro”. Ma che impressione le fece? “Un uomo carismatico, un vero leader. Io ero latore di un messaggio personale che gli mandava il Papa, eravamo a ridosso della prima guerra del Golfo e mentre gli parlavo, del Noce che era con me gli chiedeva il nome del suo sarto di Parigi. In effetti era elegantissimo”. 

 

 

Poi Vespa non si è sottratto alla domanda su eventuali tradimenti subiti quando era direttore del Tg1: “Faccio prima a parlare di chi non mi ha tradito. In compenso tutti se ne sono pentiti. In Rai nulla mi stupisce. Ho visto legioni di democristiani diventare comunisti, ho visto insospettabili spuntare fuori dal nulla e dichiararsi di destra, quando la destra vinceva alle urne”. 

 

 

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