Marco Travaglio usa la morte di Battiato contro Berlusconi: "Parlamento pieno di t***"
Riesce a strumentalizzare persino Franco Battiato, Marco Travaglio. Nel suo editoriale sul Fatto quotidiano di oggi 19 maggio, dopo la morte del Maestro, il direttore usa le sue canzoni per attaccare ancora una volta Silvio Berlusconi. E per sottolineare il rapporto che Battiato aveva con lui. Per esempio da subito dice che chiamava il cantautore "Francuzzo" e ricorda che alla vigilia del primo numero del Fatto lui gli disse: "Caromarco (lo diceva tutto attaccato con quella voce di seta, nda), ti devo fare un regalo. Una canzone che ho scritto con Sgalambro e anche con te, ma a tua insaputa. Dammi una mail".
Quindi gli arriva una traccia provvisoria di Inneres Auge (l'occhio interiore o il terzo occhio, in tedesco). "La ascolto e capisco", scrive Travaglio, ovviamente lui ci vede solo un riferimento a Berlusconi "'Uno dice: che male c'è / a organizzare feste private / con delle belle ragazze / per allietare primari e servitori dello Stato? / Non ci siamo capiti./ E perché mai dovremmo pagare / anche gli extra a dei rincogl***iti? / Che cosa possono le leggi / dove regna soltanto il denaro? / La giustizia non è altro che una pubblica merce'. Parlava di B., anzi di quelli che con argomenti fallaci giustificavano i suoi scandali".
Eccolo lì, il solito Travaglio. Pure Battiato era contro il Cav. E ancora, scrive: "Ricordo il suo sincero, candido stupore per la ridicola canea che si era levata quando, al Parlamento europeo, s' era permesso un giudizio sugli abitanti di quello italiano: 'Queste tr*** che stanno in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile. Aprissero un casino'. Apriti cielo. Le solite voci del padrone lo accusarono - pensate un po' - di sessismo e di antipolitica". All'epoca, era il 2013, si infuriò anche Laura Boldrini che disse: “Stento a credere che un uomo di cultura come Battiato, impegnato ora in un’esperienza di governo in una regione importante come la Sicilia, possa aver pronunciato parole tanto volgari. Da presidente della Camera dei Deputati e da donna respingo nel modo più fermo l’insulto che da lui arriva alla dignità del Parlamento. Neanche il suo prestigio lo autorizza ad usare espressioni così indiscriminatamente offensiva”.
Ma Travaglio ricorda che Battiato parlava "dei politici, più uomini che donne, che si vendono al miglior offerente. Come li chiami tu, se non tr***? Ca*** c'entra il sessismo?' Per quello, dopo soli cinque mesi, fu cacciato da assessore alla Cultura della sua Sicilia, per ordini superiori dai palazzi e dai colli di Roma: 'Ecco, vedi? Sono proprio delle tr***, ahah".
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