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Coronavirus, Stefano Merler: "Ma ora non so cosa succederà", la 'resa" dell'esperto che aveva previsto (e azzeccato) tutto

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Stefano Merler lavora per la fondazione Bruno Kessler di Trento e dal febbraio 2020 crea modelli per lo studio della pandemia. In una intervista a Repubblica spiega a cosa serve il via libera alla creazione dell'Rt basato sui ricoveri, richiesto dalla Regioni. Merler descrive anche come si può combinare con quello "tradizionale", ricordando come però tocchi alla politica decidere quale valore dare ai singoli indicatori. "Nel sistema di monitoraggio l'Rt è uno dei tanti indicatori che vengono utilizzati per calcolare il rischio che in una Regione l'epidemia cresca. Può essere basso, moderato o alto. La scienza ha quantificato il rischio e fino ad ora l'ha fatto bene. Abbiamo detto che quando l'Rt è sopra 1 non si gestisce bene l'epidemia e se è a 1,2 c'è una forte progressioni di casi. Lì finisce il ruolo della scienza. È stata la politica a trasformare l'Rt in un indicatore a sé stante, che manda in arancione o in rosso quando il rischio è moderato o alto. Sempre la politica, ad esempio, ha abbassato da 1,25 a 1 la soglia che porta in arancione. Se l'obiettivo era quello di mitigare l'epidemia senza strozzare l'economia, si può dire che non è stata una scelta sbagliata", afferma lo studioso.

 

 

 

 

Sull'Rt sintomatico spiega che, "adesso si può anche pensare a un sistema dove l'Rt non è più un valore cardine, cioè a farlo ritornare quello che era, uno dei 21 indicatori. L'unica cosa secondo me imprescindibile è il monitoraggio. Ci permette di fare una buona classificazione del rischio e senza quella non si sarebbe potuti intervenire in modo adeguato". La sua previsione su cosa farà l'Rt è chiara: "Se il rischio rimane basso questo non succederà. Può essere però che, come sostengono alcuni, quello basato sui sintomi ora possa essere un parametro troppo aggressivo. Quello sui ricoverati permette di monitorare meglio ciò che ci sta più a cuore, cioè la malattia grave che richiede le cure ospedaliere. Se si va, auspicabilmente, verso molti casi di malattia blanda può avere un senso introdurlo, dall'altra parte però io non rinuncerei all'Rt sintomi", spiega Merler.

 

 

 

 

Infine è perplesso quando gli si chiede se l'epidemia tornerà a salire: "Chi lo sa. Altre volte mi sono sbilanciato ma ora non posso. A febbraio e a settembre dell'anno scorso, come a gennaio di quest' anno, sono stato in grado di dire osservando i dati che le cose stavano andando male e sarebbero peggiorate. Le indicazioni andavano tutte in quella direzione. Adesso sono in difficoltà, non si riesce a dire se la diffusione del coronavirus andrà meglio o peggio. Ci sono tante variabili che non conosciamo. Una ovviamente è la copertura vaccinale, oggi non sappiamo quante persone riguarderà. Prendiamo i cinquantenni: non siamo in grado di dire se la copertura tra loro sarà del 50 o del 90%. Tra i due dati c'è tutta la differenza del mondo", conclude amaramente.

 

 

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