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AstraZeneca, Massimo Galli contro Germania e Olanda: "Lo stop? Qualcosa non torna, cosa temo ci sia dietro"

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C'è qualcosa che proprio non torna sullo stop imposto da Olanda e Germania al vaccino AstraZeneca, secondo stop dopo il primo e il successivo via libera dell'Ema sul siero. I due paesi hanno deciso di sospendere nuovamente le somministrazioni in via precauzionale per il sospetto che ci siano dei legami con alcuni casi di trombosi che sono in primis rarissimi e, soprattutto, non ancora dimostrati.

 

A nutrire dei sospetti sullo stop è Massimo Galli, il direttore malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. Nel dettaglio, l'Olanda ha imposto lo stop alla somministrazione agli under-60, mentre la Germania addirittura pensa di somministrare a chi ha già ricevuto la prima dose di AstraZeneca un vaccino differente. "Sulla nuova sospensione di Astrazeneca in Olanda e in Germania c’è qualcosa che non quadra", premette Galli in un'intervista a iNews24.it.

Perché qualcosa non quadra? "Penso che i dati esatti della frequenza precedente di questi fenomeni (gli eventi avversi, ndr) non ci sono. Non ci sono lavori che dicono che i casi siano più frequenti di quanto si creda. Quindi, in questi termini, è impossibile stabilire una relazione stretta tra i due fenomeni (i casi gravi di trombosi, anche letali, e la somministrazione del vaccino dell'azienda anglo-svedese, ndr)", taglia corto l'esperto.

Insomma, secondo Galli quanto sta succedendo "fa pensare che accada in Olanda e in Germania e non in Gran Bretagna, dove i numeri dei vaccinati sono maggiori. Un altro elemento strano è che AstraZeneca venga sospeso nei soggetti di età inferiore ai sessant’anni anni. Sembra quasi che non vogliano che gli si dia torto. C’è qualcosa che non quadra. Così come non quadra l’elemento di precauzione, visto che si tratta di una trentina di casi su svariati milioni di vaccinati", insiste Galli. 

 

E anche il professore del Sacco, come molti altri negli ultimi giorni, non esclude che dietro la decisione ci siano degli aspetti geo-politici legati proprio all'industria dei vaccini: "I governi devono darsi un perché. In determinate nazioni, questo vaccino non è importante come in altre. Temo che si tratti di una questione politica". E ancora, anche Galli chiede di sbrigarsi sul vaccino russo: "Dal punto di vista dei dati, lo Sputnik è un vaccino interessante e intelligente. Certamente sarò a favore, non appena sarà approvato dall’Ema e verrà autorizzato". Ma c'è un problema: "Il punto è che sta cercando la possibilità di essere prodotto non in Russia. Qui infatti, se avessero potuto produrlo in quantità maggiore, avrebbero vaccinato molte più persone. Lì, come in Europa, abbiamo seri problemi nella produzione. Non abbiamo impianti per produrli", conclude con preoccupazione Massimo Galli.

 

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