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Bruno Vespa, consiglio a Matteo Salvini: "Nessuna guerra con la Meloni. Altrimenti gli elettori si arrabbiano"

 Bruno Vespa

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Bruno Vespa dà un consiglio a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni. Se vogliono mantenere il loro elettorato non dovranno farsi la guerra. In generale, scrive il direttore di Porta a Porta nel suo editoriale su Il Giorno, le coalizioni devono rimanere distinte e unite. Ragiona Vespa: "Al di là del comune di Roma, le alleanze Pd/M5s non sono difficili. Ma se per colpa della Raggi un Pd senza Calenda non andasse al ballottaggio vedremmo il fungo atomico. Con molta abilità, Letta si è insinuato nella sorda guerra sotterranea tra Salvini e Meloni". I rapporti tra i due, prosegue Vespa, "non sono buoni e questo è un errore fatale. Se Salvini dovesse cedere a Fratelli d'Italia (che si è assicurato l'appoggio del Pd) la presidenza del Comitato di controllo sui Servizi che spetta all'opposizione, non sarebbe utile aprire una guerra. L'elettore ama la ferrea unità delle coalizioni. Altrimenti si arrabbia".

 

 

Per il resto, continua Vespa "due cinquantenni quasi coetanei (54 anni Enrico Letta, 56 Giuseppe Conte), entrambi ex presidenti del Consiglio, entrambi estromessi dal governo quando non se lo aspettavano, entrambi chiamati alla guida dei loro partiti in un momento di crisi e di confusione, hanno il compito di costruire una difficile alleanza vincente per elezioni politiche che potrebbero tenersi già tra un anno". L'ex segretario del pd Nicola Zingaretti, osserva il direttore, "era visto come succube del M5s. È stato Renzi a dover chiedere un rimpasto robusto del Conte II e a mettere in discussione un Recovery Plan gestito in maniera quasi autarchica da palazzo Chigi. Ed è stato Renzi a spianare la strada a Mario Draghi, quello che Letta ha definito a 'Porta a porta' l'asso vincente da non sprecare".

 

 

E Letta ora, ricorda Vespa, "riconosce di essere un uomo diverso dal debole mediatore di un tempo. Sostiene che sette anni di contatto a Parigi con giovani di diversi paesi lo abbia cambiato nel profondo". Conclude il direttore: "Anche se il presidente dei senatori deposto a forza, Andrea Marcucci, ha annunciato una guerra di logoramento degli ex renziani. Vedremo se Letta riuscirà a tornare al sistema maggioritario. Il Mattarellum di buona memoria piace in modo trasversale, mentre un sistema a doppio turno come quello dei sindaci non sarebbe accettato dal centrodestra che perderebbe nei ballottaggi". 

 

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