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Alessandro Sallusti contro Speranza e i "delatori di Pasqua": "Anticamera del regime, roba da khomeinismo"

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Benvenuti nella Repubblica di Roberto Speranza, quella dei "delatori pasquali". Alessandro Sallusti, sul Giornale, mette in guardia sulla deriva italiana ormai conclamata: un Paese trasfigurato dalla "polizia sanitaria", in cui il ministro della Salute esorta (per il secondo anno consecutivo) a denunciare i vicini che si pensa possano violare le norme anti-assembramento nel nome della "salute pubblica" e della lotta al coronavirus. È stato un vicino a fregare Luigi Marattin di Italia Viva, e sempre un vicino ha fatto incastrare i calciatori della Juve McKennie, Dybala e Arthur. Tutti trasgressori, tutti potenziali "untori".

 

 



E così Sallusti, sempre più insofferente non alle regole ma al clima che si sta ormai impadronendo degli italiani, cita una frase del suo opinionista Stenio Solinas: "Ed è questa militarizzazione della vita pubblica, questa trasformazione di ogni membro della società in combattente e custode dell'ortodossia, e quindi spia, delatore, tutti traditori di tutti, che permette negli anni l'insediarsi di un regime".

 

 

 

 

"A farmi paura - spiega il direttore - non sono le spie russe né quelle di qualsiasi altro Paese. Le spie più temibili e vigliacche sono quelle della porta o della scrivania accanto e non per la gravità delle conseguenze, ma per il fatto in sé. E quei politici alla Speranza, quei virologi estremisti che invitano a farlo 'per il bene comune' sono degli incoscienti che stanno solo rompendo il patto sociale che è alla base della civile convivenza più di quanto lo sia il rispetto delle regole". Perché come diceva il giudice Giovanni Falcone, uno che per la legalità è morto, "la cultura del sospetto non è l'anticamera della verità ma del khomeinismo".

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