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Guido Bertolaso, l'attacco del Fatto quotidiano: "Racconta favole sul vaccino, Aria è il suo capro espiatorio"

 Guido Bertolaso

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Il Fatto quotidiano getta fango su Guido Bertolaso, che racconta "favole" sulla Regione Lombardia che secondo lui è pronta a fare il record di vaccini. "Ieri è tornato col solito cliché di annunci e responsabilità scaricate su altri", si legge perché Bertolaso ha detto al Corriere: "Qui non sono nessuno: non posso firmare un pezzo di carta, non posso stanziare un euro. Dovrei stare all'ultimo piano di Palazzo Lombardia a dire cosa mi sembra giusto o sbagliato. Invece sono qui a incastrare numeri". Insomma, scrive il Fatto: "Niente errori, colpa di Aria e della Lega".

 

 

Quindi il Fatto raccoglie le dichiarazioni di Mario Mazzoleni, professore di Economia Aziendale alla Bocconi di Brescia e membro dimissionario del cda di Aria: "Si è scelto di nascondere gli errori sotto il tappeto, trovando un capro espiatorio. Aria è il paravento dietro il quale si rifugia chi ha preso le decisioni politiche". E ancora: "Aria ha problemi di organizzazione, perché è nata male, è stata realizzata con superficialità".

Spiega allora che il Pirellone stava trattando con Poste già da gennaio per usare la sua piattaforma, "ritenendo inadeguata quella di Aria". Trattativa che si è interrotta il 7 febbraio quando Poste parla di impossibilità di governare il modello di campagna vaccinale ideato dal Pirellone.

 


L'8 febbraio "Bertolaso indica in Aria la soluzione, in un portale che non era nato per gestire questa complessità", "ha deciso da solo, senza aspettare i tempi tecnici per adeguare la piattaforma. Dopo 10 giorni è partito con gli over 80. Un portale dove c'è tanta parte manuale per l'inserimento dati è sottoposto a ovvii rischi di errore. Vedi cap errati, agende vuote ecc", dice Mazzoleni.  E nel cda, conclude, "sentivamo il fiato sul collo di Bertolaso e Caparini. Una pressione diventata molto più pesante dopo la vicenda dei camici (quelli venduti al Pirellone dalla società della famiglia Fontana, ndr)! Il nostro errore è stato di non aver parlato prima". 

 

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