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Matteo Bassetti sbotta a L'aria che tira: "Perché siamo indietro di sei mesi", l'errore politico più grave negli ospedali

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Matteo Bassetti è intervenuto in collegamento con Francesco Magnani a L’aria che tira su La7. Argomento di discussione è stato ovviamente il vaccino, con la campagna che stenta a decollare: dopo il caso AstraZeneca e gli ulteriori ritardi, in Italia è ancora lontano l’obiettivo del mezzo milione di somministrazioni al giorno fissato dal generale Figliuolo nel piano vaccinale. Innanzitutto il direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova ha commentato l’esempio di una collega della Gran Bretagna, dove in molti casi la seconda dose è stata spostata più avanti. 

 

 

“Potremmo farlo anche noi - ha dichiarato - ad esempio potremmo portare la seconda dose di AstraZeneca a 3-4 mesi, nel frattempo sa quante dosi arriverebbero? E intanto metteremmo in sicurezza un gran numero di persone. Non si tratta di dire ‘non facciamo la seconda dose’, ma di mandarla più avanti”. Poi un altro tema fondamentale per Bassetti è la semplificazione delle procedure: “In Inghilterra diceva giustamente la collega che la vaccinazione la fanno gli operatori sanitari, gli infermieri. Invece da noi c’è un sistema talmente burocratizzato che il medico ci mette 15 minuti soltanto tra firme e controfirme”. 

 

 

La colpa è esclusivamente della politica, su questo Bassetti non ha dubbi: “Non è stata in grado di fare una legge che dicesse che chi lavora in ospedale si deve vaccinare obbligatoriamente, non ha detto che poteva vaccinare chiunque e non soltanto il medico né che potevamo utilizzare qualunque centro. Negli Stati Uniti vaccinano anche nei supermercati… La scarsità di dosi è stata una mancanza europea, ma noi come Italia tra ottobre, novembre e dicembre non siamo stati in grado di preparare la situazione e rendere la vaccinazione più semplice, siamo indietro di sei mesi rispetto al resto del mondo”

 

 

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