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Vittorio Feltri: "Vi racconto chi è Alberto Zangrillo, il medico che guarisce tutti"

 Alberto Zangrillo

Vittorio Feltri
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Due giorni fa, nell'anticipo del venerdì, il Genoa ha vinto a Parma, Alberto Zangrillo sarà molto contento. Zangrillo è il mio dottore, è il primario di anestesia e rianimazione del San Raffaele, ma è anche genovese e devoto tifoso del Genoa, quando si tratta del Grifone non dice di no agli inviti delle tivù locali e una volta ha pure cercato di fare calciomercato. Era il 2017, Silvio Berlusconi aveva appena venduto il Milan e Enrico Preziosi stava cercando acquirenti per la società rossoblù. Trapelò la notizia che Zangrillo (per i pochi che non lo sanno medico di estrema fiducia dell'ex presidente del Consiglio) stesse tentando di convincere Berlusconi a comprare il Genoa. Fu assaltato dai giornali e ammise che ci stava lavorando perché "sui genovesi la storia degli ultimi anni dimostra che non è il caso di farci affidamento".

 

 

Berlusconi non si convinse, e non ho tracce che al tempo i genovesi si siano impermaliti per le parole di Zangrillo, tuttavia emerse un tratto del carattere di questo medico. Che parla a mezzi denti, sparando schizzetti di frasi che spesso si arroventano e a volte gli finiscono addosso. Lo si vede già dalla conformazione del volto: sotto gli occhiali la bocca compare lontana dal naso, simile a un colpo di coltello, e il mento arriva altrettanto dopo, cosicché entrambi, naso e mento, sembrano averne preso le distanze. 

 

 

Qualche giorno fa Zangrillo, per una volta spalleggiato da un politico, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ha chiosato duramente sulle cure a domicilio: la maggioranza degli accessi Covid-19 al pronto soccorso è causata dalle terapie sbagliate prescritte a casa, per lo più cortisone che invece nelle fasi iniziali della malattia fa peggio, o dall'abbandono da parte dei medici che visitano troppo poco i loro pazienti. E ancora, a ritroso: in gennaio, dopo essersi presentato come "povero medico ospedaliero", aveva proclamato che l'unica terapia che funziona è la responsabilità individuale, che la politica dei colori alle regioni ha fallito e che con il virus dobbiamo rassegnarci a convivere, rispettare le norme, comportarci da persone civili, curarci in modo corretto, oltre che vaccinarci. Aveva anche aggiunto che nel suo reparto arrivavano quattro pazienti al dì e che comunque "un elevato numero di contagi non si traduce necessariamente in emergenza sanitaria", ripetendo nel tono l'imprudenza di fine maggio, quando dichiarò "in questo momento il virus è clinicamente inesistente".

 

 

Leggete bene: l'imprudenza di Zangrillo consiste nell'essere sintatticamente preciso. Quando dovette arginare il rovescio mediatico che conseguì alla sua frase, ammise solo che si era trattato di "un'espressione stonata". Però il fatto è che chi ascolta sente quel che gli pare, così il dottore che respinge tutti gli allarmismi è diventato la macchina degli allarmi. Da una parte tiravano i no mask e i negazionisti che hanno cercato di condurlo dalla loro parte (proprio lui, che era stato nemico giurato dei fattucchieri del metodo Stamina); dall'altra spingeva il peccato originale di essere il medico di Berlusconi, e questo è un bollino che muove pruriti: quando l'ex presidente del Consiglio si è ammalato, e anche Bria.

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