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Fabrizio Corona, "perché i giudici non ascoltano i medici?": dubbi e sospetti del presidente Capri

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Giulia Sorrentino
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L'intervista al professore Paolo Capri, presidente dell'Associazione italiana di Psicologia Giuridica, sul caso di Fabrizio Corona. 

Professore, il caso Corona è l’emblema di tutti quei malati psichiatrici che oltre alla sofferenza per la propria malattia si trovano costretti a dover tornare in carcere. Lei cosa ne pensa a proposito?
"Fabrizio Corona e le persone che si trovano nella sua situazione hanno bisogno di aiuto e di cure. Se lui ha una diagnosi così importante non deve essere fatto ovviamente un discorso generalizzato rispetto ad una pena o condanna. Chiunque ha un disturbo di personalità deve essere valutato ed in base a quello si stabilisce il percorso della misura detentiva, non c’è dubbio". 

Ma perché allora hanno stabilito che deve tornare in carcere?
"Nel caso in cui c’è un disturbo psichico, e in questo caso si parla di disturbo borderline e narcisistico, siamo all’interno di un disturbo importante serio. Soprattutto il borderline rappresenta motivo di forte instabilità, di tensione emotiva e questo non può non essere preso in considerazione quando parliamo di carcere. Il borderline è appunto una personalità molto al limite e soprattutto va incontro a fortissime alterazioni emotive e psichiche che non gli consentono in determinati momenti della loro esistenza di condurre una vita equilibrata. Apparentemente possono sembrare “solo” instabili o con problematiche affettive, ma non è un problema solo di affettività perché questi soggetti hanno proprio un problema di gravi scompensi che si avvicinano al quadro psicotico". 

 

 

 

 

Cosa intende lei con quadro psicotico?
"Mi riferisco ad una situazione dove ci possono essere delle dissociazioni. Siamo difronte a pazienti con una sofferenza importantissima che vanno inevitabilmente curati. E’ chiaro che l’aspetto detentivo non può che peggiorare una situazione del genere. Non rimane neutrale il paziente, ma sta peggio". 

Lei sta affermando un concetto estremamente importante. Come si deve porre a legge davanti alla scienza? E non parlo solo del caso di Corona ma di tutti i casi in cui i malati psichiatrici devono rimanere in galera. 
"L’aspetto psichiatrico e psicologico andrebbe seguito con estrema cautela ed attenzione, non può mai essere tralasciato. Credo poi che nel caso specifico di Corona ci sia a corredo tutto l’aspetto mediatico che influenza molto l’opinione pubblica, tanto da trovare talvolta dei commenti nei suoi confronti di una violenza inaudita, basta aprire qualche blog. Lui certamente solleva una reazione generale a livello di comunità, l’aspetto sociale in tutta la sua completezza, quindi il suo è un caso centrale. Ma ce ne sono anche altri che non hanno la sua stessa notorietà che però purtroppo hanno il medesimo problema". 

 

 

Può fare un appello alla magistratura?
"Chiedo loro di ascoltare, di leggere con attenzione le consulenze tecniche, le perizie e se non fossero convinti di farne alte, ma di approfondire sempre. Chiedo loro di seguire il parere tecnico-scientifico perché il giudice non è il “peritus peritorum” e un magistrato non può nella nostra epoca avere le competenze di psichiatra e di psicologo. Il mondo scientifico di ampia natura si è talmente ampliato che un magistrato non può avere queste competenze, che invece spettano a chi è del settore. Si devono affidare ai medici, alle valutazioni cliniche psichiatriche e psicologiche e le devono seguire, questo è il mio vero appello". 

 

 

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