Fabrizio Corona e la "predisposizione alla malattia": indiscrezioni, cosa c'è dietro il suo disturbo mentale
Perché la vicenda di Fabrizio Corona sta facendo scalpore, si chiedono in molti, non esiste solo lui, dicono altri, ma si sa, quando c’è un personaggio pubblico al centro di qualunque vicenda il clamore mediatico è inevitabile. Ma provate a tralasciare per un attimo il Fabrizio delle copertine, dei gossip, delle tresche e immaginatelo padre, figlio, bambino e uomo insieme. Immaginatelo con le sue domande irrisolte, con le sue paure che non ammette di avere, con quell’affermazione di invincibilità che altro non recita se non vulnerabilità. Al di là della sete di danaro e di potere quell’uomo lì ha fisiologicamente i nostri problemi emotivi, le nostre fragilità e purtroppo anche la predisposizione alla malattia.
Quello che vorrei provassimo a fare tutti è un’operazione empatia, non pietà, ma empatia, chiedendoci per un solo istante come reagiremmo noi se fossimo al posto suo, al posto di un uomo o ragazzo qualsiasi che chiede di essere curato, che sta male e che forse in modo sbagliato ci lancia gridi di aiuto. Quello che vedo svanire nel tempo, o forse prima mi ero solo illusa che ci fosse, è la capacità di non giudicare a priori, di togliere noi e le nostre convinzioni per qualche millesimo di secondo dall’apice della nostra attenzione. Bisogna sempre dire grazie all’errore, perché chi più chi meno siamo tutti peccatori.
“Sbaglio quindi sono”, una variante del cogito ergo sum cartesiano, emblematica del ruolo potente che ha l’errore nella nostra vita. Senza errore non c’è progresso, senza errore non c’è redenzione e senza errore non c’è cambiamento. Dobbiamo sempre essere al fianco di chi soffre, di chi ha un disturbo mentale così espanso, perché un giorno potremmo essere noi gli incompresi di turno, di Fabrizio, con nomi magari diversi ce ne sono purtroppo molti. Che il suo caso possa essere da esempio e da faro per ricordarci le condizioni dei nostri istituti penitenziari, l’assenza di adeguate strutture psichiatriche, lo stesso modo in cui i detenuti spesso si trovano a vivere, o meglio sopravvivere. Non basta dire che il diritto alla vita è fondamentale, è necessario dire che ciò che meritiamo è la garanzia di un diritto ad una vita quantomeno decente.