Fabrizio Corona, l'avvocato Ivano Chiesa: "Io c'ero, quanti erano i poliziotti". Testimonianza inquietante, cosa è successo davvero?

venerdì 12 marzo 2021
 Corona e Chiesa

 Corona e Chiesa

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"Quello che ho detto è la verità". Quando Fabrizio Corona si è tagliato i polsi ed è arrivata l'ambulanza, scrive Ivano Chiesa, il suo avvocato, a Dagospia, "ero presente e ho visto. Sono intervenuti il 118 e dieci, dico dieci, agenti di polizia. Ora Fabrizio è in ospedale e li rimarrà in osservazione medica e psichiatrica", aggiunge Chiesa. Quindi, conclude il legale, "non è il caso di ironizzare su una vicenda umana e giudiziaria così grave". L'arresto di Fabrizio Corona "è profondamente sbagliato e ingiusto e ignora il parere di tutti gli esperti incaricati dallo stesso Tribunale".

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L'ex paparazzo in questo momento è piantonato dagli agenti di polizia del carcere di Opera nel reparto di Psichiatria dell'ospedale Niguarda di Milano dove è stato ricoverato dopo essersi tagliato i polsi in seguito alla decisione del tribunale di Sorveglianza di revocare gli arresti domiciliari. Corona resterà in Psichiatria per qualche giorno prima di ritornare dietro le sbarre. L’avvocato Chiesa ha fatto sapere che sta bene, ma si è detto allibito per un provvedimento ritenuto "profondamente ingiusto e sbagliato che colpisce un uomo non pericoloso e che stava seguendo un percorso di cura". 

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Corona, infatti, deve tornare in carcere. La decisione è stata notificata in tarda mattinata di ieri 11 marzo dal tribunale di Sorveglianza di Milano, che ha revocato il differimento pena in detenzione domiciliare per l'ex agente fotografico, a cui nel dicembre del 2019 era stato concesso di lasciare il carcere per potersi curare dalla tossicodipendenza e da una situazione di disagio psichico e depressione.

La reazione di Corona alla notizia è stata violentissima. Prima, come ha detto il suo storico difensore, l'avvocato Ivano Chiesa, "si è tagliato i polsi", poi ha pubblicato un video su Instagram dove, con il volto coperto di sangue, gridava tutta la sua rabbia contro i magistrati che lo volevano rimandare all'"inferno". Infine ha reagito con violenza contro i poliziotti, cercando di divincolarsi e gridando frasi come "che cosa fate qui, andate via". Nella foga, ha anche tirato un pugno contro un vetro dell'ambulanza che lo aspettava per portarlo all'ospedale di Niguarda, mandandolo in frantumi. 

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