Piero Longo, smontate le accuse di molestie contro l'ex avvocato di Berlusconi: gli aggressori rinviati a giudizio
Nessun abuso sessuale ai danni di una giovane che, dopo la laurea, aveva frequentato per un periodo il suo studio legale per intraprendere la carriera forense. Per tale procedimento la procura di Padova ha chiesto l'archiviazione. La stessa procura, a breve, chiederà il rinvio a giudizio con l'accusa di lesioni gravissime in concorso, nei confronti dell'elettricista Luca Zanon, 49 anni, della commercialista Silvia Maran, 47 anni, e di Rosanna C.. La persona vittima delle lesioni gravissime, e contro la quale era stato puntato il dito per gli abusi il cui procedimento è stato archiviato, si chiama Piero Longo, 76 anni. Ex senatore nelle fila prima del Pdl e poi di Forza Italia, del cui presidente, Silvio Berlusconi, è legale storico insieme a Niccolò Ghedini.
I FATTI - Cosa c'entrano Zanon, Maran e Rosanna con l'avvocato penalista? Per capirlo bisogna tornare indietro fino alla notte del 30 settembre del 2020, in via Tiso da Camposampiero, in centro, a Padova, dove abita l'avvocato penalista. Sono le 23.06. Le telecamere prima immortalano dei fari di una macchina, poi due persone che camminano sotto i portici (sono la 31enne e la commercialista) e più indietro l'elettricista con ai piedi della scarpe bianche firmate Jil Sander che saranno decisive alle indagini. Si fermano all'altezza dell'abitazione dell'avvocato penalista, citofonano con insistenza, gridano "Scendi sporco!" e altre cose simili. Longo non scende subito, le donne si innervosiscono. Fino a che, alle 23.11, l'avvocato si palesa, una mano sulla maniglia della porta, l'altra in tasca ad impugnare la sua pistola, una Smith & Wesson 38 Special. Partono due minuti e 24 secondi di terrore in cui Longo viene preso a calci e pugni, con in mezzo un tentativo di strangolamento. Si vede poi l'avvocato svenire, riprendere i sensi e, a quel punto sparare per legittima difesa, come prevede la legge e come sarò poi riconosciuto. Le scarpe dell'elettricista si sporcano di sangue.
UN'ALTRA VERITÀ - Le telecamere restituiscono agli inquirenti particolari dell'aggressione che cozzano con le dichiarazioni degli indagati, i quali avevano detto di aver reagito per legittima difesa nel tentativo di disarmare Longo che li aveva spaventati. Portato in ospedale, a Longo i medici riscontrano fratture multiple alle ossa della testa, con particolari da linguaggio medico che nella pratica si traduce in una testa ad un passo dall'essere fracassata. La prognosi, una volta dimesso dall'ospedale, è di 40 giorni. A indagini chiuse, il pm Roberto D'Angelo ha deciso per il rinvio a giudizio di Maran e Zanon, compagni nella vita e nel pestaggio. E con loro l'ormai 31enne che in merito al presunto abuso sessuale non ha mai presentato denuncia, tantomeno i suoi genitori, amici di Longo. Difeso dal collega Ghedini, Longo aveva presentato una denuncia per diffamazione nei confronti dei fidanzati i quali avevano rilasciato delle dichiarazioni sui presunti abusi e per i quali l'ex senatore si è dichiarato sempre estraneo.
MOTIVAZIONI - Ma perché aggredire una delle toghe più famose d'Italia? Perché montare la storia di un presunto abuso, peraltro mai denunciato dalla presunta vittima? La quale, davanti agli inquirenti aveva fatto scena muta per poi lasciarsi andare con il Corriere Veneto? Lo scorso novembre, infatti, aveva dichiarato: «Non c'è stata nessuna violenza e non sono stata io a denunciare l'avvocato», definendo addirittura Longo «come un padre». Che si trattasse di una accusa «infondata» lo aveva detto subito il collega dello studio padovano, nonché difensore, Ghedini. Pochi giorni fa i giudici di Padova gli hanno dato ragione ripulendo dalla toga vicina a Silvio Berlusconi una macchia di cui non si era sporcato.