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Fabrizio Corona e il tentato suicidio in diretta, bomba di Dagospia: "Occhio al dettaglio", tutta una farsa?

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Fabrizio Corona pronto a tutto pur di non tornare in carcere. L'ex re dei paparazzi lo ha dimostrato oggi, raggiunto dalla revoca del differimento della pena ai domiciliari. Appresa la decisione del Tribunale di sorveglianza di non poter più scontare la pena ai domiciliari, Corona si è tagliato i polsi. Lo si vede tutto insanguinato in un video pubblicato su Instagram in cui si rivolge alla giudice Marina Corti e al procuratore Antonio Lamanna. Nel filmato si vede l'ex paparazzo mostrare il sangue in giro per tutta casa e qui inveire: "Questo è solo l'inizio, quanto è vero Dio sacrificherò la mia vita per togliervi da quelle sedie. Vergogna. Chiedo che venga il presidente del tribunale di sorveglianza e guardi gli atti, altrimenti davvero mi tolgo la vita".

 

 

E ancora: "Avete creato un mostro, ora sono ca*** vostri e questo è solo l'inizio". Intanto di sottofondo si sente qualcuno che chiede l'immediato arrivo di un'ambulanza. Eppure per qualcuno l'appello di Corona è stata una pensata. Dagospia maliziosamente si chiede: "Ma non è pomodoro" quello che ha in faccia? Una volta prelevato dalla polizia, l'ex re dei paparazzi ha proseguito prendendo a calci e pugni chi gli stava intorno e urlando a squarciagola (qui il video dell'arrivo degli agenti nella sua abitazione).

 

 

L'imprenditore si è rimesso nei guai dopo una denuncia dell'ex moglie Nina Moric, dopo altri esposti e a comportamenti ritenuti dal sostituto procuratore Lamanna eccessivi. Di parere opposto invece il suo avvocato Ivano Chiesa che ricorda i molti progressi fatti dall'agente fotografico nel programma terapeutico che sta seguendo, testimoniate dalle relazioni di psicologi ed esperti che lo stanno seguendo. "Sono allibito - ha commentato il legale - questa è una pagina tristissima della Giustizia italiana. In altre occasioni Fabrizio aveva sbagliato e sono stato io il primo a dirglielo. Questa volta, davvero, non c'è ragione per farlo tornare in carcere".

 

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