Mario Draghi ha "archiviato" Massimo D'Alema: retroscena, era Baffino il mentore di Domenico Arcuri
Mario Draghi ha indirettamente archiviato anche Massimo D'Alema. Il premier ha epurato il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e il commissario per l'emergenza coronavirus Domenico Arcuri, entrambi legati a D'Alema. Il primo come amico, il secondo come allievo politico. In particolare è con Arcuri che l'ex presidente del Consiglio è rimasto scottato. D'Alema - scrive Dagospia -, dopo averlo portato a dirigere Invitalia, lo scortò alla presenza di Giuseppe Conte. “Io sono un sostenitore del presidente del Consiglio attuale per una ragione che potrà sembrare banale, cioè che non ne vedo di migliori all'orizzonte.
Il presidente del Consiglio è stato il frutto di una selezione casuale, però questo è stato per volontà dei cittadini italiani, non colpa sua. Io non sono favorevole al metodo di "estrarre a sorte" il capo di governo però avendo adottato questo sistema, stavolta ci ha detto bene”, diceva elogiando l'avvocato foggiano. Ma le brutte notizie vanno sempre a braccetto e dopo la caduta di Conte e di Arcuri, il fondatore di Articolo Uno ha dovuto fronteggiare un’indagine della Procura sulle forniture di mascherine per la quale è finito sotto inchiesta anche Roberto De Santis, suo amico imprenditore.
E ora che è la catena del potere è spezzata, D’Alema che fa?, si chiede Dago per poi tranquillizzare i suoi sostenitori: "Baffino è un’araba fenice". Basta fare un passo indietro e ricordare che dopo la presidenza del Copasir, per non sparire dalla scena politica, si era "aperto" all'Opus Dei e ai gesuiti. Ma c'è anche chi riporta alla luce le sconfitte alle Regionali e in politica estera. Tanto da far pensare a qualcuno: “D'Alema non ne ha indovinata una da quarant'anni, si presenta come il più esperto di tutti, in realtà le ha sempre sbagliate tutte. Non ne indovina una da quando non finì il corso di laurea alla Normale. Da lì è stato un susseguirsi di errori”.