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Massimo Cacciari durissimo contro Nicola Zingaretti: "Un ritorno da segretario Pd? La sciagura peggiore"

Massimo Cacciari

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Nicola Zingaretti farebbe bene a stare alla larga dalla segreteria del Partito democratico. L'avvertimento arriva da Massimo Cacciari che vede in un ripensamento "la sciagura delle sciagure".  Le parole del governatore del Lazio con cui ha annunciato le dimissioni sono "talmente eccezionali" da rappresentare "un punto di non ritorno". In collegamento con Radio Cusano Campus il filosofo ricorda come "non è mai accaduto che un segretario di un partito in carica si esprimesse con tale durezza nei confronti del proprio partito e della propria classe dirigente".

 

 

Zingaretti ha esplicitamente detto di vergognarsi del Pd, più impegnato a pensare alle poltrone che al coronavirus. Per questo, prosegue Cacciari, "o si passa da un congresso di rifondazione oppure le dichiarazioni di Zingaretti sono un epitaffio. Chi può andare a votare un partito che il segretario descrive come un branco di poltronari? Se Zingaretti adesso facesse marcia indietro sarebbe per il Pd la sciagura delle sciagure". Per tornare in pompa magna - è il ragionamento dell'ex sindaco di Venezia - "dovrebbe vincere il congresso". Ma lo stesso congresso secondo Cacciari "è l’estrema spiaggia" visto che "gli altri partiti stanno riassestandosi, l’unico in una situazione drammatica è il Pd". 

 

 

Il rischio tangibile è che il partito si divida in due: "Quello che è avvenuto nel Pd negli ultimi anni è totalmente irrazionale, si sono fatti male da soli ed hanno continuato a farselo. Guardate Renzi, aveva il 40 per cento e a desso ha il 2. Si sono auto danneggiati e questo è solo l’ultimo atto". Accantonata invece la polemica di Zingaretti da Barbara d'Urso. "Uno - conclude - che fa politica attiva a quel livello è costretto a fare quello che fanno gli altri. Se Salvini, Berlusconi e gli altri vanno dalla D’Urso, come fa Zingaretti a non andarci? Gli atteggiamenti snob nei confronti di alcuni programmi se li può permettere uno come me che non fa politica”.

 

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