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Gregoretti, Luca Palamara poteva scagionare Matteo Salvini, ma i giudici non lo fanno parlare

Lorenzo Mottola
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«Non finisce qui». L'avvocato Giulia Bongiorno ha ancora qualche conto in sospeso: ci sarà tempo per tornare sul caso di Luca Palamara e gli intrecci tra politica e magistratura. Ieri a Catania si è tenuta una nuova udienza preliminare del processo a Salvini per le vicende della Gregoretti. E il caso del giorno riguardava proprio la richiesta di convocare anche l'ex numero dell'Anm a testimoniare. Richiesta respinta: pare che il giudice Nunzio Sarpietro abbia evitato di creare ulteriori imbarazzi alla sua categoria. Matteo Salvini, 47 anni, ministro dell'Interno da giugno 2018 ad agosto 2019 La proposta era stata avanzata dai legali di parte civile (presenti in realtà per rappresentare alcune associazioni ostili alla linea dei "porti chiusi") che chiedevano di far luce sugli «inquietanti profili di orientamento della giurisdizione» da parte dell'associazione delle toghe. Certo, sarebbe stato molto interessante approfondire il contesto e indagare sulle "spinte" che hanno portato all'apertura di varie indagini contro l'ex ministro dell'Interno riguardo alla gestione dell'immigrazione. Palamara nelle discussioni intercettate con i suoi colleghi ha ammesso che queste inchieste non stavano in piedi, ma che ai magistrati conveniva comunque insistere. «Palamara ha detto cose gravissime», ha detto la Bongiorno al termine dell'udienza, «adesso ci sono altri problemi e non si sta parlando di lui quanto si dovrebbe, di quello che ha detto e probabilmente anche sul processo di Salvini». Detto ciò, senza la sua testimonianza la vicenda Gregoretti si concluderà prima: «Noi siamo concreti, abbiamo il processo e si deve concludere».

 

 

LA RICOSTRUZIONE
Quella di ieri, infatti, è stata comunque una giornata estremamente positiva per Salvini. Dopo Toninelli, Di Maio, Lamorgese e Conte, toccava all'ambasciatore italiano presso la Ue, Maurizio Massari, testimoniare. Il politico milanese è accusato di sequestro di persona per aver trattenuto al largo 131 clandestini per alcuni giorni, prima di autorizzare lo sbarco. Ma il diplomatico, secondo i racconti dei presenti (le udienze sono a porte chiuse), ha confermato la ricostruzione della difesa: la linea del governo sull'arrivo e le ridistribuzioni dei profughi nei Paesi Ue non è cambiata dopo la fine del mandato del leghista al Viminale: spesso le imbarcazioni sono state fermate in mare per alcuni giorni prima di consentire l'approdo. E anche prima della sua nomina c'erano stati episodi analoghi. A processo per rapimento, quindi, si sarebbero dovuti portare una cinquantina tra ministri e sottosegretari, oltre all'ex premier. L'appuntamento ora è per la prossima udienza il 10 aprile, dopodiché il 14 maggio il Gup Sarpietro deciderà se rinviare a giudizio il numero uno del Carroccio o decretare il non luogo a procedere.

 

 

Quest' ultima opzione, peraltro, è quella caldeggiata anche dalla procura di Catania, cui il giudice si era opposto chiedendo di effettuare alcuni approfondimenti e interrogatori. «Non faccio pronostici su come andrà a finire», ha detto Salvini. La stessa Luciana Lamorgese, succeduta al leghista al Viminale, ha comunque confermato quanto sostenuto dall'avvocato Bongiorno sul caso. Va detto, tuttavia, che questa non è l'unica spina giudiziaria dell'ex ministro, che già il 20 marzo dovrà comparire davanti al Gup di Palermo per un'altra richiesta di rinvio a giudizio, quella per i ritardi nello sbarco di 147 migranti dalla Open Arms nell'Agrigentino.

 

 

LE ONG
L'aria nelle procure siciliane, comunque, pare essere mutata ultimamente. Ora sembra che siano le Ong a esser tornate sotto la lente dei pm. La scorsa settimana sono arrivate ben tre botte alle associazioni che traghettano migranti in Italia: lunedì mentre la procura di Ragusa ufficializzava l'inchiesta sul trasbordo di profughi dalla petroliera Maersk Etienne alla Mare Jonio (dietro il pagamento di ben 125mila euro), il Tribunale di Catania chiedeva il rinvio a giudizio per Medici senza frontiere. E la procura di Trapani, dopo quattro anni, chiudeva l'inchiesta con cui chiederà il rinvio a giudizio, sempre per favoreggiamento dell'immigrazione illegale, ai danni ancora una volta di Medici senza frontiere. Un bel caos: in tribunale si rischiano assembramenti.

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