Alessandro Sallusti, "mi dissocio". Il Giornale titola "Forza Draghi" e il direttore non ci sta: "Fare passare per stupido Di Maio..."
Il Giornale titola a tutta pagina "Forza Draghi" e Alessandro Sallusti esordisce nel suo editoriale così: "Mi dissocio dal titolo del mio Giornale". Insomma, a più d'un lettore sarà venuto un accenno di vertigine, un qualche giramento di testa. Ma scorrendo le righe del direttore si capisce dove vuole andare a parare: "Di Mario Draghi bisognerebbe oggi parlare male, ma proprio male, perché anche chi ieri voleva per ragioni misteriose parlarne malissimo si è fermato sulla soglia del 'benino', un po' per mancanza di argomenti, un po' per mancanza di coraggio, con quei distinguo tra lui divino e il suo governo impresentabile".
Insomma, qualcuno che vada controcorrente ci vuole sempre (e ne sa qualcosa Giorgia Meloni, che con Fratelli d'Italia è l'unica leader politica a non essere entrata nel governo di unità nazionale). Quindi Sallusti passa a tirare le orecchie benevolmente al neo-premier, pretesto perfetto per sbeffeggiare un paio di grillini scelti nel mucchio. "Troviamo inaccettabile - ironizza - che Draghi non abbia mosso neppure il sopracciglio ascoltando per otto minuti il senatore Toninelli, già agente assicurativo di Soresina, che gli spiegava con piglio deciso e italiano incerto le cose da fare, molte delle quali sono le stesse che lui e i suoi amici Cinque Stelle non sono riusciti a fare nei loro quasi tre anni di governo".
Sarebbe bastato anche un "sorriso compassionevole" al posto di un "plateale vaffa", sottolinea perfidamente Sallusti. Ed è "davvero scorretto che un neo primo ministro umili pubblicamente il suo ministro degli Esteri Luigi Di Maio sostenendo che l'Italia deve guardare a Occidente e non alla Cina, alla quale il medesimo Di Maio voleva spalancare le porte dell'Europa". Non si fa, taglia corto il direttore, "è davvero di cattivo gusto e classista far passare per stupido uno solo perché nella vita ha fatto unicamente il venditore di bibite allo stadio San Paolo di Napoli".