Joe Sacco, maltese cresciuto nell'Oregon, classe 1960, tratto iperrealista, erede del premio Pulitzer Art Spielgman (quello di Maus, la metafora dell'Olocausto disegnata tra gatti e topi), è un graphic journalist anch’egli in odore dei Pulitzer per avere raccontato a fumetti le guerre del mondo. Il suo nuovo romanzo- reportage Tributo alla terra- L’ultima frontiera del colonialismo industriale (Rizzoli Lizard, pp 268, euro 25) parte dalla storia dimenticata del popolo dei Dene nel nord Canada che si ritrovano al centro di una colonizzazione accesa da miniere, pozzi petroliferi e impianti di estrazione del gas, e da tutto il business che gira attorno. Nel raccontare la sanguinosa tradizione delle violenze di Stato, Sacco cuce un’inchiesta coraggiosa. Sacco ha una caratteristica, quella del grande reporter d’assalto: offre sempre il diritto di replica e riporta semplicemente la virulenza dei fatti. Ad esempio, nel disegnare il dissenso dei Dene e la loro perdita d’identità cita pure le paghe invidiabili corrisposte per i lavori usuranti. Dopo volumi memorabili Gaza 1956 e La grande guerra, Sacco qui conferma inediti punti di vista affidati ad un tratto underground. E’ uno pochi scrittori per immagini sublimamente votato alla notizia.
Sacco, nonostante l'aria gracile e gli occhialini da intellettuale, si è fatto Israele, la Striscia di Gaza, la Palestina ma anche il Kosovo, l'Iraq con una puntatina nelle Guerra del Golfo. Tra i suoi lavori migliori ricordo, appunto, Palestine, Safe Area Goražde, The Fixer, e le storie raccolte in War's End; Safe Area Goražde ricevette il premio Eisner Award per la Miglior Graphic Novel Originale nel 2001. Ha inventato una figura inedita: il cartoonist di guerra.