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Emma Bonino contro Alfonso Bonafede: "Fa il giustiziere ma punisce i carcerati, discriminati sui vaccini"

Emma Bonino

Francesco Specchia
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La leader radicale contro il Guardasigilli: "Ha sequestrato ogni idea di riforma". Sul governo: "Rischia di sprecare i soldi Ue". Velato da un cauto pessimismo, lo sguardo di Emma Bonino in queste ore, è più triste del solito. La senatrice di +Europa è un giunco d'acciaio.

Con un attivismo di velocità quantica, da un lato raccoglie fondi per le capre, la memoria e il trasbordo della salma in Etiopia di Agitu Ideo Gudeta la pastora amica barbaramente uccisa in Trentino; dall'altro vaticina l'apocalisse sia per la campagna di vaccinazione anti- Covid, sia per il governo stesso.

Cara Emma, lei sulla "Stampa" ha scritto un articolo oracolare, parlando di flop delle vaccinazioni "se non si apre al convezionamento di strutture sanitarie private, a cui rischiano di rivolgersi, in ordine sparso, le singole regioni, aggravando le disparità territoriali". Infatti, oggi delle 470mila dosi arrivate da noi ne sono state utilizzate solo 35mila. Se non si arriva a 65mila al giorno sarà tragica. Cosa fa il governo?

"Quando un governo scrive nero su bianco nel proprio piano strategico di potere disporre di dosi di vaccini per 50 milioni di italiani entro giugno, ma di non pensare di usarle tutte se non entro settembre, denuncia preventivamente la propria impreparazione. Il governo eviti il consueto scaricabarile con le Regioni, e faccia quello che non fa, cioè coordinare nel piano di vaccinazioni tutte le risorse sanitarie pubbliche e private disponibili, attive o rapidamente attivabili nel Paese".

Cos'è, di preciso, che non le va giù? Mi faccia capire...

"L'idea di selezionare ex novo 15.000 operatori sanitari (3.000 medici, 12.000 infermieri), assumerli, formarli e poi ripartirli in centri che neppure si sa quali e dove siano, porta a questa conseguenza: che è partita la vaccinazione, ma non ci sono abbastanza vaccinatori e quindi scarseggiano anche i vaccinati. Dovremo festeggiare l'ultimo vaccinato tra quelli previsti, piuttosto che il primo, perché i ritardi nelle vaccinazioni saranno ritardi anche per la ripresa economica".

Il governo è in grado di gestire il post pandemia, tra vaccini e gestione dei fondi europei, o il compito deve spettare ad altri?

"Quasi tutti i governi europei sono alle prese con difficoltà molto serie e quello italiano con difficoltà ancora più serie, a fronte di risultati ancora peggiori. Durante una pandemia occorre mettere nel conto l'imponderabilità degli eventi e questo dovrebbe consigliare di evitare di colpevolizzazione. Quello che però proprio non si può fare è presentare come un successo il "modello italiano" con questi record di letalità e di mortalità e mostrare un'insofferenza intollerabile di fronte a ogni critica. Sul futuro di questo governo o ad un altro deciderà il Parlamento. Ma un Conte-ter, o un rimpasto non sono prospettive interessanti, perché non costituiscono una alternativa al Conte-bis, che già di per sé non rappresentava una alternativa al governo Conte-uno".

E Renzi che minaccia la crisi ha ragione o è una tigre di carta?

"Le critiche di Renzi sono tardive, perché è in maggioranza, ma non per questo sono meno vere. Vedremo se finirà a tarallucci e vino, tanto per tirare a campare un altro po', oppure si aprirà una fase nuova".

Antonio Polito sul "Corriere" dice che Conte non è Churchill. E che ci sono problemi da risolvere come il solo utilizzo di 88 miliardi di euro dei 127 di prestiti causa esplosione del debito pubblico; o l'aumento della burocrazia al 30% (spaventa la Merkel); o i 24 miliardi di prebende in Finanziaria. Secondo lei tutti questi sono timori giustificati?

"Sono giustificati sia i timori del Mef di non lasciare crescere il debito oltre limiti già abnormi, sia le preoccupazioni che il Next Generation venga buttato via in progetti vecchi e clientelari, senza ricadute sulla crescita. Si può usare una piccola parte dei fondi per spese già programmate, ma solo per investimenti e riforme, non per 55 miliardi di bonus come vorrebbe Conte. La legge di bilancio è un enorme contenitore di "mance". La possibilità che il Recovery Fund venga sprecato è molto concreta. Poi, per un giudizio sui progetti serviva una discussione in Parlamento anche

su priorità e obiettivi per le future generazioni".

Non è insolito che per la Sanità siano stanziati solo 9 miliardi quando ne occorrerebbero almeno 25, mentre per i ministeri più forti come lo Sviluppo si allocano 70 miliardi tra digitalizzazione e transazione energetica (rinnovo dei bonus del 110% compresi)?

"Purtroppo la crisi pandemica spinge, per così dire naturalmente, verso scelte di breve periodo, che rispondano a condizioni e interessi di emergenza".

Il Mes sta lì e nessuno lo tocca, sembra come quando alle feste aspetti che al buffet si facciano avanti gli altri per primi...

"La scelta sbagliata di non usare il Mes, condizionato alla spesa sanitaria, non può condurre a usare il Next Generation sulla sanità. D'altra parte l'Italia ha un sistema sanitario in grave crisi non - come si usa dire - in conseguenza delle politiche di austerità, ma per avere dirottato una quota della spesa sociale dalla sanità a interventi come quota 100 e il reddito di cittadinanza, cioè per avere adeguato le politiche di welfare alla logica del puro voto di scambio. Che senza Mes gli investimenti in sanità sarebbero stati insufficienti era assolutamente prevedibile, anzi scontato".

Qual è in questo momento la nostra peggior iattura? La burocrazia, la giustizia ultima in Europa, il debito pubblico, l'incertezza, il dilettantismo politico... altro?

"Non c'è matrice comune per i problemi italiani. Rispondono tutti a un meccanismo politico identico, che la rivoluzione "antipolitica" non ha corretto, ma aggravato: in Italia non si cerca il consenso su un progetto di governo, ma si usa il governo per progetti di consenso e in generale di potere. Avviene in tutte le democrazie, ma in Italia in modo più assoluto e radicale. Ormai è normale pretendere di governare a prescindere dalla realtà, dai risultati, dalle conseguenze delle scelte compiute. Dunque è ovvio che il processo democratico sia una successione di scambi di utilità immediate, di rendite presenti fondate sui debiti futuri e di costruzione di capri espiatori a cui addossare tutto quello che non va (l'Europa o gli immigrati o le aziende straniere...). Questo deteriora la qualità della democrazia".

Qual è il compito dei partiti (soprattutto di voi, Radicali, +Europa e Calenda) e del Parlamento per correre ai ripari?

"I partiti dovrebbero pensare un po' meno alla propaganda e un po' di più agli obiettivi. Le nostre componenti parlamentari, +Europa-Azione-Radicali, 3 senatori e 4 deputati, non sono interessate ai giochi parlamentari. Possiamo servire molto di più sul piano delle idee. Con Benedetto Della Vedova e pochi altri abbiamo promosso +Europa nel 2017 quando l'Europa era per tutti sul banco degli imputati e quando l'anti-europeismo era considerato una patente di rispettabilità. Il Covid ha invece insegnato a tutti che senza Ue oggi non avremmo neppure chi compra il nostro debito pubblico. Oggi c'è un'opposizione europeista e riformatrice, liberaldemocratica ed ecologista che sta crescendo".

Cosa ci riserva il 2021? Crisi di governo, rimpasto, elezioni anticipate o un burrascoso traghettamento verso il semestre bianco con un collettivo "tirare a campare"? All'estero, lei che frequenta, cosa ne pensano di noi?

"Che l'Italia sia considerata, da prima del Covid, un problema per l'Europa non è pregiudizio, ma realtà: "crescita" azzerata, massimo debito, scarsa produttività, inefficienza della pubblica amministrazione, poca ricerca e formazione insufficiente. Da vent'anni arranchiamo vedendo crescere il nostro divario dai Paesi più forti e usciremo dal Covid vedendolo ancora più accentuato. Ovvio che si guardi con preoccupazione anche all'attuale fase di instabilità istituzionale. Cosa succederà al governo non lo so, ma tirare a campare non è un'opzione possibile, se la politica si accontenta di galleggiare l'Italia affonda".

Su "Repubblica" Liliana Segre fa un appello alla vaccinazione soprattutto nelle carceri italiane, dove il distanziamento è impossibile. Cosa ne pensa? A che punto è la storica battaglia per il rinnovo del sistema penitenziario?

"A un punto morto. Dopo che nella scorsa legislatura il governo Gentiloni lasciò cadere la riforma Orlando, la discussione sul carcere è stata sequestrata da un ministro della Giustizia, Bonafede, che nel primo e nel secondo governo Conte ha dato prova di considerare la "costituzionalizzazione della galera" una sorta di pretesa da anime belle e un regalo alla criminalità. Sul Covid, è uguale. Sembra che segnalare l'urgenza sanitaria della situazione delle carceri - come continua a fare meritoriamente Rita Bernardini - significhi fare un favore a chi non se lo merita, quasi che l'immunità da un virus potesse essere distribuita sulla base del merito e non del rischio personale e sociale".

Lei conosce bene gli Esteri. Come ci stiamo comportando noi ora nei rapporti con Ue, Stati Uniti, Russia, ma soprattutto con la Cina che sta destabilizzando il nostro sistema industriale e tornerà a premere sul 5G? Cosa la sconfinfera e cosa no dell'attuale politica del ministro Di Maio?

"Di Maio è arrivato alla Farnesina dopo avere inanellato nella sua storia politica, come esponente e capo M5S, relazioni pericolose con tutti i nemici dell'occidente democratico. Russia, Cina, Venezuela. Pochi mesi prima di diventare ministro degli Esteri, è andato in Francia a sostenere la causa dei Gilet Gialli che mettevano a ferro e fuoco Parigi. Ora ha cambiato registro. Resta il fatto che per chi due anni fa proponeva come Salvini il referendum sull'uscita dall'euro, accreditarsi oggi come leader europeista è azzardato. Di questo risente anche la politica estera italiana: tutta tattica estemporanea, di mero galleggiamento, su tutti i fronti principali di crisi globale".

Siamo messi bene. E un possibile arrivo di Draghi (in questo momento lo invocano tutti dalla massaia al mercato a Salvini)? Lo vedrebbe meglio premier o al Quirinale?

"Penso che Draghi darebbe ovunque buona prova di capacità e intelligenza, posto che ne abbia voglia e gliene sia data la possibilità. Ma la questione più importante sarebbe capire se in Italia c'è un sistema politico capace di supportare, come fece nel 2012 quello europeo, un nuovo "Whatever it takes", questa volta non per salvare l'euro e l'Ue, ma per salvare l'Italia dalla spirale di un declino irrimediabile. Se accadesse, noi saremmo pronti a fare la nostra parte".

Le manca Marco Pannella?

"Mi manca molto, Marco. Ma credo che manchi a tutti".

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