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Flavio Briatore attacca: "Il caso della Rolls Royce? Pronto a far causa al Corriere". E sulla Gregoraci...

Gianluca Veneziani
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Un uomo viene scambiato per un altro più famoso perché ha i suoi stessi occhiali, lo stesso taglio di capelli, la stessa macchina e, apparentemente, gli stessi lineamenti. Ha commesso un'infrazione con l'auto, l'ha lasciata in mezzo alla strada, intralciando il passaggio del tram, e tutti se la sono presa con il personaggio noto. Fino a che non si è scoperto che quest' ultimo non c'entra niente. E che il vero responsabile è un cittadino di nome Luigi Proietti, proprio come l'attore da poco scomparso. In questa commedia dell'assurdo e degli equivoci, degna di classici della letteratura quali Il sosia di Dostoevskij, si è ritrovato imbrigliato, suo malgrado, l'imprenditore Flavio Briatore, "reo" di eccessiva somiglianza con l'occasionale trasgressore del codice della strada. A scrivere il copione, per malizia o per errore, non si sa, è stato il Corriere della Sera.

Briatore, com' è sta storia? Ormai la vedono anche dove lei non c'è
«Sì, tutto nasce giovedì scorso quando il Corriere pubblica un articolo sul sito, con tanto di video, accusandomi di aver parcheggiato una Rolls Royce nel cuore di Milano, in modo tale da bloccare il traffico. Io chiamo subito il giornalista, smentendo categoricamente e dicendogli che non potrei mai essere io: sono a Montecarlo, non guido da 20 anni e la targa della mia auto è monegasca, non italiana come quella ripresa nel video. Il giornalista del Corriere riporta la smentita ma continua a sostenere nell'articolo di avere le prove: i testimoni, dice, riferiscono che si tratta di Briatore E per due giorni il Corriere continua così, fino a che, in modo molto cortese, non si espone Luigi Proietti che, parlando con Leggo e Il Giornale, ammette di essere lui il vero responsabile dell'infrazione».

La faccenda si chiude qui?
«Macché. Il Corriere per due giorni mi ha descritto come un furbetto: prima di pubblicare il pezzo non si è degnato di farmi una chiamata per appurare che fossi realmente io, e dopo ha continuato a giocare sull'equivoco, sostenendo che Proietti era un mio sosia. E poi, a parte il pentimento tardivo pubblicato nel pezzo, non mi sono arrivate le scuse personali né del giornalista né del direttore né dell'editore. Pertanto farò causa».

Non pensa che il tutto possa essere avvenuto in buona fede?
«No, io ci vedo del dolo, l'attacco è stato fatto in modo mirato. Per la stessa ragione, ogni volta che faccio qualcosa di buono, la notizia viene ignorata. Penso alla campagna da me promossa a sostegno degli abitanti di Bitti, in Sardegna, colpiti da un'alluvione. Sono riuscito a raccogliere 67mila euro, frutto di mie donazioni personali e di contributi da parte dei miei locali, che verranno destinati per Natale alle famiglie e alle attività di quel paese. Pensa che qualcuno sulla stampa ne abbia parlato?».

È dalla scorsa estate che lei è nel mirino. Allora l'accusavano di essere un propagatore di coronavirus col suo locale, il Billionaire
«Sul Billionaire sono state dette tante falsità. Si parlava di 60 dipendenti positivi, quando invece erano 28, peraltro tutti supportati adeguatamente, curati e guariti. E poi, se davvero quello era il grande focolaio, com' è che il Billionaire è chiuso da più di quattro mesi ma oggi i contagi in Italia non smettono di crescere? Resto convinto che, se anziché Billionaire, si fosse chiamato Discoteca Bingo Bongo e fosse stato un locale qualsiasi, nessuno se ne sarebbe occupato. Invece così tanti si sono riempiti la bocca».

Si è spiegato il perché di questi attacchi? È tutta invidia sociale? O pesano le sue posizioni critiche nei confronti del governo Conte?
«Mi sono convinto che il Covid abbia creato un odio bestiale, esasperando la rabbia sociale nel nostro Paese. Come diceva Montanelli, prima, se vedevano una macchina di lusso al semaforo, gli italiani sognavano di fare soldi e potersela comprare. Oggi sognano di rigartela. E poi questa mia vicenda è po' una fotografia di quello che sta succedendo all'Italia: un Paese che in passato ha partorito idee, artisti, imprenditori, talenti e oggi si è rintanato nei propri pregiudizi e nella propria ideologia, a prescindere dai fatti. Spesso la stampa e i media contribuiscono a questo andazzo».

Quanto concorrono invece al declino le misure del governo?
«Be', i veri autisti da multare sono quelli che guidano il Paese e stanno facendo andare fuori strada il pullman Italia a ogni curva. Penso agli ultimi assurdi decreti: hanno fatto la stupidata di chiudere i centri commerciali nei weekend e poi si lamentano se la gente si assembra nei negozi in centro. Incoraggiano lo shopping con il cashback e poi incolpano i cittadini che vanno a fare compere. È tutto un controsenso, come la strategia "apri e chiudi" che sta facendo impazzire gli esercenti. Ma vedrà che a Natale gli italiani si attrezzeranno per violare queste norme folli. Si muoveranno a due a due, magari con dieci macchine, pur di andare a trovare i parenti».

Lei si sottoporrà al vaccino, pur essendo già stato colpito dal virus?
«Sì, ne parlerò con il mio medico e mi vaccinerò. Farei di tutto purché questa situazione finisca e il Paese la smetta di stare in ginocchio».

Di lei si è parlato molto anche a proposito del «Grande Fratello»
«Guardi, credo di essere stato uno dei concorrenti del Grande Fratello. Si è parlato più di me che di chi era in gara. Almeno loro sono stati pagati. Manderò una fattura per farmi pagare anche io (sorride, ndr)».

C'è qualcosa di vero in quella storia del contratto tra lei ed Elisabetta Gregoraci?
«No, non esiste nessun contratto. Su me ed Elisabetta sono state scritte e dette tante ca**ate e cattiverie».

Ma tornerebbe mai con la Gregoraci, come sperano molti fan?
«Ora tra me e lei c'è un rapporto di affetto e dobbiamo solo lavorare insieme per il bene di nostro figlio. Sono contento che lei sia uscita dalla Casa del Gf e lo abbia fatto per passare le vacanze con Nathan, da grande mamma qual è».

A quando invece l'incontro col suo presunto sosia Proietti?
«Gli ho telefonato e l'ho invitato a esporre qualche opera in un mio locale, visto che lui fa il gallerista. Intanto però mi prendo il lusso di tirare di nuovo fuori la mia Rolls Royce dal garage. È così tanto tempo che non la uso».

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