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Alessandra Ghisleri, l'attacco a Giuseppe Conte: "Se non rispetti la gente, questa ti viene a prendere sotto casa"

Francesco Specchia
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L'incertezza è una margherita dai petali infiniti, diceva Mario Vargas Llosa. E nell'incertezza della pandemia affonda l'Italia, e nei sondaggi affonda il governo. Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, fotografa con la solita delicatezza lo spietato quadro d'insieme.

Cara Ghisleri, secondo lei "al 52% degli italiani non piace l'ultimo Dpcm; per il 67% è insufficiente; sugli interventi economici il 58% è convinto che i soldi non arriveranno mai; il 60% li considera palliativi". E il premier Conte in tutto questo?
«Ogni sondaggio, di questi tempi dopo 48 ore, è già vecchio, come quello da lei citato. Ora noi stiamo preparando quello post nuovo Dpcm. Conte è sceso dal 50% al 40%, cioè la percentuale di consenso che secondo noi aveva ad aprile. Ma il suo trend cala costantemente anche per gli altri sondaggisti».

È legittimo pensare che la popolarità di premier e governo col prossimo sondaggio scenda ancor di più in picchiata?
«Questo lo dice lei, io ora non ho elementi tecnici. Noi, comunque nel valutare la popolarità dei politici usiamo, dal '91, un indice parametrato sui concetti di abilità, affidabilità, credibilità, leadership. Per fare un paragone, quello che toccò il numero più alto di consensi, il 75%, fu Silvio Berlusconi ad Onna, col fazzoletto partigiano era per tutti il presidente-simbolo contro il grande disastro».

Lei mi sta dicendo che il Covid incide molto di più del normale sull'emotività dei cittadini, la pandemia cambia il modo di intendere i sondaggi a sua esperienza?
«Una pandemia io non l'ho mai vissuta. Non sono nata nel 1920. Ma posso dire che davvero, di questi tempi, basta un vibratile elemento per cambiare tutto. Per esempio, appena Calenda si è reso disponibile alla candidatura per il Campidoglio, in 15 giorni ha perso parte del suo potenziale elettorato al nord, passando dal 4% al 3%. Ma la stessa cosa varrà per la sostituzione del commissario in Calabria di cui Conte pare non sapesse, i picchi emotivi sono molto forti».

E a cosa è dovuto: esasperazione, pessimismo, l'impossibilità di vedere la luce oltre il tunnel?
«A tutto, compreso al fatto che nella prima ondata avevamo la primavera davanti, ora ci sono le tenebre dell'inverno. C'è, nella gente, un mix di paura per la salute e per il portafoglio, quindi, sì l'elemento emotivo incide di più. Il trend non è come al solito prevedibile; qui cambia in continuazione. E le aspettative sono determinanti: se le carichi, non le rendi reali, se fai promesse che non riesci a mantenere ottieni effetti devastanti. Le mancate risposte, il non essere messi al corrente produce prima dissenso e poi rabbia cieca».

La cosa ha a che vedere con le folle e i cortei quotidiani di tassisti, titolari di palestre, lavoratori dello spettacolo, partite Iva che si accalcano con frequenza regolare sotto le sedi istituzionali?
«La gente che ti vota ti dà fiducia, ma se non la rispetti ti fa capire che ti viene a prendere sotto casa. Se tu non spieghi loro quali sono i 21 parametri che determinano la colorazione di una zona rossa o arancione e gli chiedi solo di rispettare la legge zitto e muto, il cittadino si sente lontano dal sistema democratico perché viene trattato da suddito. Ecco le folle davanti a Palazzo Chigi, o nelle sedi delle Regioni. Bisogna stare molto attenti».

E che si può fare per disinnescare l'ordigno?
«Occorre almeno una comunicazione più asciutta priva di elementi roboanti. Se tutto appare confuso, le persone pensano ad un complotto che poi non c'è ed è solo negligenza. Sulla Cassa Integrazione si è sbagliato, tu puoi dire anche che "solo a 17mila italiani non è arrivata la cassa integrazione", ma quelle sono comunque 17mila famiglie a cui non arriva il pane. Io credo comunque che se il governo ha promesso i ristori immediati per 210mila imprese, be', arriveranno. Lo spero».


Lei parlava di incertezza e annunci cui non seguono riscontri che a livello di mercati pare ci siano costati qualche miliardo. E parlava di "prima ondata" che era sicuramente più letale (14,7% contro l'1,3% attuale), qual è la differenza, a livello di percezione pubblica con la seconda?
«Ora il Covid ci sembra molto più vicino. Si ammalano i vip: muoiono Stefano D'Orazio e il padre di Totti, la Marcuzzi e la Pellegrini piangono impotenti. Viene contagiato il genitore del compagno di classe di tuo figlio, il collega di ufficio. Può toccare a tutti, è una riffa, è "closer", più vicino, dicono gli americani. Te lo senti che ti soffia sul collo, e in mancanza di informazioni chiare (anzi, spesso confuse) questo incute paura. E poi hai le fake news come il vaccino strombazzato per novembre, quando sappiamo che ancora è lontano, o un certo integratore descritto come la salvezza contro il virus (la lattoferrina, ndr) a Roma sparito dagli scaffali. In condizioni normali un giudizio non si sposta di 10 punti ma qua tutto è possibile».

Quindi, ora, non ci fida più dei politici (più del solito, intendo)?
«C'è da dire anche che non è che nel 2019 fossimo messi benissimo, la situazione era già economicamente compromessa. L'ultimo sondaggio dà il Pd al 19% (calo del 0,5%), M5S al 15,1% superato da Fratelli d'Italia al 15,6%, Forza Italia al 5,5% , la Lega al 24%. Ma sono sicura che la fotografia dopo l'ennesimo Dpcm sarà diversa».

Alla fine, che figure emergono, in bene, da questa emergenza? I medici?
«Della nuova percezione dei medici abbiamo tenuto conto nei prossimi sondaggi. Soprattutto in provincia - e siamo un paese fatto di province - il medico di base che una volta si chiamava condotto è, col virus, diventato fondamentale. Così come nella percezione comune nuovi piccoli eroi sono la cassiera, l'autista di autobus, chi è costretto ad andare al lavoro tutti i giorni».

Le elezioni americane hanno influenzato in qualche modo il nostro sentiment?
«Al di là delle tifoserie, le elezioni Usa per gli italiani sono molto distanti. Il rischio vero è che il prossimo presidente sia un'anatra zoppa con la Corte Costituzionale divisa e forse il Senato repubblicano con un democratico alla Casa Bianca. Ma per la nostra storia non è così fondamentale»

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