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Alberto Zangrillo controcorrente: "La positività al coronavirus non significa malattia, troppi tamponi non aiutano"

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Alberto Zangrillo sempre controcorrente sul coronavirus. Il primario di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano nutre non pochi dubbi sulla necessità di effettuare numerosi tamponi ogni giorno. “Siamo certi che questa numerosità di tamponi eseguiti risponda a un razionale? - si chiede ai microfoni di Iceberg, il programma di Telelombardia -. Pensate che la numerosità dei tamponi eseguiti e il risultato che ne traiamo possa in qualche modo aiutare per esempio noi a gestire meglio i malati? Assolutamente no, perché la tempestività di intervento, la protezione degli anziani, l’adozione di corrette misure sono completamente indipendenti dalla positività, dai nuovi positivi”. In sostanza Zangrillo va dalle parte opposta dei suoi colleghi. Uno tra tutti Andrea Crisanti che ha fatto dei tamponi a tappeto uno dei suoi pilastri.

 

 

Poi il primario prosegue sostenendo che la malattia è malattia conclamata "solo quando presenta quelle che sono le caratteristiche che purtroppo molti di noi hanno conosciuto, sia come pazienti che come medici. E quindi è lì che noi dobbiamo correttamente operare con tempestività”. Secondo Zangrillo infatti non dobbiamo focalizzarci sui positivi, perché così si "confondono le persone". Non solo, perché ora come ora "bisogna dare retta ed apprezzare le persone che ragionano con razionalità e che non mettono per forza di cose il terrore, perché il terrore è cattivo consigliere e porta tutta una serie di persone nei nostri ospedali che in larga misura non dovrebbero arrivare".

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