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Coronavirus, Massimo Giannini attacca: "Dobbiamo dirlo, Giuseppe Conte ha perso il controllo. Così il lockdown totale è il nostro destino"

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"Pare proprio che sia guarito", scrive Massimo Giannini parlando di se stesso un un fondo su La Stampa di domenica 1 novembre. Editoriale in cui parla ancora della sua battaglia al coronavirus ma in cui, soprattutto, attacca in modo durissimo il governo. "Dunque, dopo quattro settimane esatte di dura battaglia con il Virus, combattuta tra casa e ospedale, posso dire di aver vinto", spiega il direttore. Ancora non è arrivato il tampone negativo, ma è autorizzato a uscire dal ministero, "con le nuove disposizioni modificate due settimane fa. Al contrario di prima, le norme ora prevedono che, anche in presenza di un test molecolare ancora positivo, possano interrompere l'isolamento fiduciario, dopo 21 giorni dalla comparsa del virus, le persone che da almeno una settimana non presentano più alcuna sintomatologia", rimarca Giannini. Dunque si interroga: "Bene, sono felice e fortunato. Ma sono anche molto angosciato. Al contrario di tanti altri che ancora si battono, e qualche volta purtroppo si arrendono, io ce l'ho fatta. Però mi assalgono i dubbi. Intanto ho qualche dubbio personale, che riguarda me e quelli che come me sono usciti dal tunnel. Un esempio: chi decide quando sono guarito? La Scienza o lo Stato? Tutte e due, mi spiegano gli esperti". Poi, Giannini elenca una lunga serie di dubbi: la reinfezione è possibile? Come funziona? Quando arriverà il vaccino? Domande che, ad oggi, continuano a non avere risposte univoche.

 

Poi, dalla scienza, Giannini passa alla politica. E come detto, picchia durissimo: "Poi ho qualche dubbio generale, che riguarda questo Paese, chi ha l'onore di guidarlo e chi a vario titolo ha l'onere di tirarlo fuori da questa tragica emergenza. Dobbiamo dirlo, con il dovuto rispetto ma con la necessaria chiarezza: il governo nazionale sta perdendo il controllo, i governatori regionali non ce l'hanno mai avuto. Conte e i suoi ministri hanno spacciato troppo a lungo una bella ma pia illusione: l'Italia modello virtuoso da seguire nel mondo. Ma era la prima ondata. Adesso, di fronte alla seconda, l'illusione è svanita, non è più spendibile", sottolinea Giannini. Dunque punta il dito sull'indecisione del premier nel "fare le scelte drastiche che la fase ci impone". Ma non solo. Ancora una volta, Giannini elenca gli errori e le lacune degli ultimi mesi: il mancato potenziamento della rete di trasporti, quello delle terapie intensive e il caos sul tracciamento dei contagi solo per fare tre esempi.

 

"Perché il premier, nella sua ormai insopportabile alternanza di decisioni blande e raccomandazioni forti, continua a rinviare le misure più drastiche che un virus infinitamente più efficiente e veloce della politica rende sempre più urgenti - riprende Giannini -? Perché, giunto ormai al dodicesimo Dpcm, si ostina a rinviare il confronto davanti alle Camere e a rinunciare allo strumento del decreto legge, sicuramente più rispettoso delle prerogative del Parlamento?". E ancora: "Perché tra Cts e Istat non ci siamo ancora messi in condizione di poter contare su dati scientifici e analitici, sui quali costruire e graduare le misure restrittive, settore per settore, area per area?". Poi altri dubbi, le critiche alle chiusure parziali, il dito puntato per l'assenza di criteri per comprendere se queste chiusure funzionano. E una conclusione che lascia poche speranze: "Purtroppo, su queste basi, il lockdown totale è il nostro destino. E allora prima lo facciamo meglio è. Anzi, siamo già in ritardo, perché ogni ora persa dalla politica è un morto in più in un ospedale", conclude Massimo Giannini.

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