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Otto e Mezzo, il drammatico racconto di Massimo Giannini: "Un girone dantesco, come ho visto morire le persone in terapia intensiva"
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Un racconto durissimo, toccante, che fa riflettere, quello di Massimo Giannini a Otto e Mezzo, la trasmissione di Lilli Gruber in cui, martedì 27 ottobre, era ospite in collegamento. Il direttore de La Stampa ha parlato della battaglia contro il coronavirus, che lo ha costretto a un lungo ricovero in terapia intensiva al Gemelli di Roma, da cui è stato dimesso soltanto da pochi giorni. "Ho visto persone morire, è stata un’esperienza dura e ho deciso di non nasconderla", ha premesso Giannini. E ancora: "Mi considero fortunato, voglio testimoniare cosa succede lì dentro perché c’è bisogno di capire. Ho cercato di capire cosa succede in quei tre gironi danteschi: nel reparto pulito-sporco sono ricoverati i pazienti un po’ meno gravi, sono chiusi in stanze da cui non possono uscire".
"La porta si apre solo quando entrano medici, infermieri e operatori sanitari - riprende Giannini -. Entrano tutti bardati, poi escono e non li rivedi più fino alla volta successiva. Quello che mi ha colpito di più è stato vedere quanti giovani sono ricoverati, quante persone stanno male. Ho visto la procedura di pronazione, io sono stato solo con l’ossigeno e non sono andato oltre per fortuna".
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"Per i pazienti pronati non è sufficiente l’ossigeno: vengono sedati, intubati e per 16 ore vengono ricoverati sul lettino a pancia in sotto, in una posizione guidata da un rianimatore esperto. Per le successive 8 ore vengono collocati supini: 16 ore pronati, 8 supini, 16 pronati, 8 supini… Avanti così per giorni, i polmoni devono distendersi. Se succede, si viene estubati e al risveglio si può dire sono salvo’ Se non succede, i pazienti se ne vanno senza accorgersene, senza nessuno che gli dia l’ultimo saluto", conclude Massimo Giannini. Parole che fanno riflettere.
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