Piero Chiambretti a Massimo Giletti: "Disgustato da chi sottovaluta il coronavirus. I miei video in ospedale, tutti zitti"
Piero Chiambretti è disgustato. Il Covid, come sappiamo, nel giro di pochi giorni ha portato via sua madre. Per la prima volta dopo tanto tempo, torna sull’emergenza Covid in collegamento a “Giletti1025”. "Innanzitutto sono sorpreso che tutti siano sorpresi, perché quando a maggio la situazione si era un pochino normalizzata- dice il presentatore - I virologi, quelli veri e quelli presunti dicevano che ci sarebbe stata una ricaduta ad ottobre. Se il pronostico era così convincente bisognava attrezzarsi psicologicamente e da un punto di vista organizzativo, invece non mi sembra sia così”.
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Poi il conduttore di Tiki taka rimarca: “La situazione è grave, io ho vissuto un dramma personale e ho visto con i miei occhi che cosa è il Covid in ospedale, ho visto morire una persona a me esageratamente cara in quattro, cinque giorni. Rimango sconvolto e disgustato quando sento dire da qualcuno che il Covid non esiste, che è una macchinazione internazionale per mettere in ginocchio l’economia del mondo. Il virus è democratico, non guarda in faccia a nessuno, colpisce il Presidente degli Stati Uniti, calciatori, uomini di grande potere, dobbiamo stare molto attenti, il miglior protocollo siamo noi: dobbiamo capire che finché dobbiamo combattere il virus, dobbiamo fare quello che ci dicono anche se ci dovessero dire di metterci la mascherina in casa, se dovesse essere utile a risolvere il problema, la dovremmo mettere. Finché esistono gli inventori degli aperitivi, delle tartine e delle serate nei giardini e nelle terrazze con 30/40 persone dove non c’è uno che porta la mascherina, sarà difficile che il Governo e il Comitato Tecnico Scientifico e Bill Gates risolvano il problema”. E infine Chiambretti dà una spallata a chi usa un linguaggio duro, difficile. Ma prima di chiudere la conversazione con Massimo Giletti ricorda la sua esperienza personale in ospedale, quando era malato di Covid: “In quei momenti in ospedale il telefono è l’unica cosa che ti tiene attaccati ad una realtà a te familiare e quindi nei momenti più difficili giravo dei video di come ero conciato, la maschera, le cicatrici, gli aghi nelle braccia. Quando ogni tanto vado a rivederli, intanto non mi riconosco e solo adesso mi rendo conto di quello che ho rischiato. Anche sulla morte di mia madre lì per lì io non ho vissuto un vero e proprio dolore, l’ho vissuto quando sono tornato a casa guarito. Se mettessi questi video in rete basterebbero per zittire molti di oggi”.