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Papa Francesco, la stoccata di Chicco Testa: "Per lui l'uomo moderno è accecato dall'egoismo"

Pietro Senaldi
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C'è un ambientalista che ama la plastica, il nucleare, l'Alta Velocità, il gasdotto Tap, il glisolfato, il 5G e lo sviluppo economico. In compenso è vagamente allergico ai verdi italiani, non vuol prendere lezioni da Greta Thunberg, avrebbe da dire un paio di cose a Papa Bergoglio sul rapporto tra uomo e natura ed è convinto che il pianeta Terra non sia a rischio, almeno per qualche miliardo di anni. L'eretico si chiama Chicco Testa. Era presidente di Legambiente quando tutti i ragazzi del movimento gretino Friday for Future che il venerdì saltano la scuola per protestare in favore del verde dovevano ancora nascere. Ed era parlamentare di sinistra quando ancora c'era il Partito Comunista e i futuri progressisti si occupavano degli operai e non si alleavano con i teoreti della decrescita felice e i seguaci di Grillo, milionario che ama la povertà altrui.

Testa ha scritto un libro, Elogio della crescita felice. Contro l'integralismo ecologico, che è un manifesto a favore dello sviluppo scientifico ed economico come unica strada per preservare l'ambiente e oppone riflessioni alte ed esempi concreti alla narrazione di moda che vede nel rallentamento del progresso l'unica via per evitare l'estinzione della nostra specie. «Molti ambientalisti mi ricordano la sinistra anni Settanta, dogmatici e settari, conformisti ed eternamente insoddisfatti, al punto da essere incapaci perfino di riconoscere i propri successi» spiega l'autore del libro, che non riesce a digerire l'insanabile contraddizione dei talebani verdi, i quali combattono la tecnologia nonostante essa sia la sola strada che può condurli al loro scopo, il rispetto della natura. «Avverti il bisogno della psicoanalisi (come quello per l'ambiente ) solo oltre un certo livello di reddito», Testa cita Gramsci. «Se sei povero, pensi a sfangarla, non all'ambiente. Tant' è che sono i Paesi più poveri quelli con il maggior tasso d'inquinamento. L'Europa produce meno 10% di CO2 nel mondo, in continua diminuzione, mentre India e Cina sono i più grandi appestatori del pianeta. Il nemico numero uno dell'ambiente è la povertà. Lo diceva Indira Ghandi nel 1972».

Presidente, perché ritiene che Greta Thunberg sia un testimonial negativo per l'ambiente?
«Non forse negativo, ma certo controverso. Ha mandato un messaggio potente di salvaguardia della natura, ma non corretto. È una ragazzina, non pretendo che abbia una visione olistica della situazione, però non si può lasciarle passare una condanna così violenta e inappellabile di quanto fatto finora dall'umanità. Greta nega i benefici del progresso, veicola una visione disperata, emette una condanna totale del mondo contemporaneo che dimentica gli enormi benefici che il progresso ci ha regalato».

È una piccola snob?
«Non se ne rende conto, ma è figlia della civiltà industriale che critica. La sua è una protesta, che non vede la fatica che ha fatto l'umanità per tirarsi fuori da una millenaria condizione di miseria. Io la penso come Obama, che agli studenti americani disse che accadono ogni giorno cose terribili, ma il mondo non è mai stato più nutrito e salubre e meno violento di oggi. E pieno di opportunità».

Cosa direbbe a Greta, se ce l'avesse davanti?
«Quello che dico ai miei figli: noi e i nostri padri abbiamo fatto un pezzo di strada, abbiamo migliorato la situazione; è vero, ci sono dei problemi, ma voi avete i mezzi per risolverli».

Lei non condivide neppure l'ambientalismo di Bergoglio
«Fa un racconto della Terra e della natura che non tengono conto della storia e della scienza. Francesco descrive il pianeta come un dono di Dio, regalato perfetto e pulito all'uomo e che l'uomo moderno, accecato dall'egoismo, sta distruggendo. In realtà la Terra c'è da 4,5 miliardi di anni e l'uomo sapiens da 200mila. Prima della nostra comparsa ci sono state cinque estinzioni di massa nelle quali cataclismi naturali hanno sterminato fino al 90% delle specie viventi. Compresi i dinosauri, scomparsi 60/70 milioni di anni fa; e io dico per fortuna, altrimenti noi non ci saremmo. Quella di Francesco è una cosmologia magica e primitiva».

Presidente, vuole andare all'inferno?
«Ma no, però non posso condividere la visione panteistica della natura che il Vaticano trasmette. Nella dottrina cattolica, il primato e la responsabilità dell'uomo sul resto del pianeta sono sempre stati un assunto fondamentale e la personificazione della natura, quasi a dotata di anima, è ritenuto un concetto pagano».

Natura madre o matrigna?
«Quello della natura benefica è un mito. L'uomo, per sopravvivere, ha dovuto sempre combattere contro le forze della natura, che viene troppo spesso, erroneamente, confusa con l'ambiente. La natura non è né buona né giusta, non è un giardino regalatoci per farci stare bene. Anche i virus sono naturali. E ben più antichi di noi. Ma non mi pare che ci siamo movimenti per preservarli. Eppure svolgono anche essi una funzione. Hanno aiutato l'evoluzione».

Qual è l'errore, non teologico, di Bergoglio?
«Ha una visione del Terzo Mondo ferma agli anni Sessanta, alla teoria del buon selvaggio. Attualmente Cina, India,Brasile e Africa sono tra i più grandi inquinatori del pianeta, come lo siamo stati noi nel XIX e nel XX secolo, mentre oggi a confronto con i nostri padri, abbiamo il pollice verde. E poi c'è la grande contraddizione della difesa della vita a oltranza».

Questa me la deve spiegare
«La nostra vita è una lotta continua all'unica legge inesorabile della natura, che è la morte, alla quale noi ci opponiamo con la scienza, che la Chiesa benedice».

L'ambientalismo è di destra o di sinistra?
«Quello di moda adesso, che io chiamo collettivo, rubando a Giuliano Ferrara una definizione che egli diede di certo giornalismo, è impregnato da un insieme di manifestazioni, credenze, comportamenti, placebi, emozioni, stereotipi culturali e spesso fake news mai verificate che sovrappongono, in uno Zibaldone confuso, problemi grandi e piccoli. Certo poi non mancano le persone serie, ma io mi riferisco alla vulgata predominante».

Ideologia, malgrado tutto credo ancora che ci sia, cantava Giorgio Gaber
«È quella che attanaglia una buona parte di ambientalisti moderni, che si schiera contro tutto a prescindere e non comprende che l'ambiente si difende con l'economia circolare e l'innovazione tecnologica. La soluzione ai problemi di inquinamento è il disaccoppiamento: produrre benessere utilizzando meno risorse ambientali possibili».

E a che punto siamo?
«Buono. I terreni coltivati oggi hanno quadruplicato la loro resa rispetto alla superficie usata. Con la stessa superficie agricola di 70 anni fa sfamiamo sette miliardi di persone e questo solo grazie ai miglioramenti tecnologici».

Se le dicessi che la sua difesa della plastica è ideologica?
«Le regalerei i miei occhiali, in plastica. Quelli di mio nonno erano in avorio e tartaruga. Sostanze naturali strappate a milioni di animali uccisi».

È contro la plastic tax, quindi?
«Le tasse ambientali vanno maneggiate con molta cura, perché rendono odiose le battaglie ecologiste e possono avere effetti controproducenti, specie se applicate solo localmente. Non è raro l'esempio di balzelli verdi che hanno fatto chiudere aziende occidentali, che tutto sommato rispettavano criteri ambientali minimi, e hanno favorito mercati asiatici, molto meno sensibili di noi ai temi ecologici».

Cosa pensa dei finanziamenti alle energie rinnovabili?
«In Italia si sono impegnate cifre spropositate, che attualmente per lo più arricchiscono i grandi fondi d'investimento. Il finanziamento alle rinnovabili ha causato un aggravio pesante delle bollette e favorito l'importazione di tecnologie cinesi, visto che noi ne eravamo quasi privi. Con l'equivalente di ciò che oggi paghiamo per le rinnovabili avremmo potuto realizzare ogni anno due linee di alta velocità, cinque linee metropolitane e una decina di tramvie. Con enormi benefici per l'ambiente. Oppure avremmo potuto eliminare, con la spesa di un solo anno, tutte le centrali a carbone esistenti».

Dietro la spinta verde si nasconde una lobby che punta a fare affari esasperando la battaglia ambientalista?
«Certo le lotte ambientaliste vengono utilizzate anche per far denaro, ma devo dire che nel mondo industriale si registra uno sforzo sincero verso la conversione a politiche sostenibili, anche perché lo richiede il mercato».

Non teme che quello del bollino verde diventerà terreno di caccia per approfittatori?
«Confido che il fenomeno resterà marginale».

Il nostro governo ha il pollice verde o fa solo finta?
«Le politiche ambientali finora seguite sono modaiole, poco significative. Alcune addirittura sbagliate».

Quali, presidente?
«La politica del No a tutto, alla Tav, che decongestiona il traffico, o alla Tap, che poi è stata fatta senza spostare un solo asciugamano dalle spiagge pugliesi. Sono le conseguenze dell'aver costruito una cultura ambientale basata su restrizioni e atteggiamenti punitivi anziché sulla ricerca del connubio tra ambiente e crescita. Il caso Ilva è emblematico: era stato trovato un buono compromesso sul risanamento, poi è saltato tutto perché non sono state concesse le garanzie promesse a chi doveva investire».

Cosa teme di più per il futuro?
«Che quando arriveranno gli aiuti europei non riusciremo a usarli perché prevarrà un atteggiamento negazionista in tema di opere pubbliche. Temo che si preferirà spendere il denaro in inutili prebende piuttosto che sfidare le sovrintendenze per fare investimenti».

La pandemia ha dato fiato alle trombe dei talebani dell'ambientalismo
«Sono nate teorie sciagurate sul rapporto tra inquinamento e Covid, che leggono l'epidemia come una punizione divina, dimenticando che le epidemie ci sono sempre state. La malcelata soddisfazione che si vede in queste teorie mi inorridisce, ma la cosa che più mi manda in bestia è l'ipocrisia dell'andrà tutto bene».

La crisi come promotrice del cambiamento salvifico?
«Che alcuni auspicano diventi un ritorno alla preistoria. Le crisi fanno male, i boom fanno bene, questa è la verità. E quanto all'Italia, l'arrivo dle Covid ha palesato profondi contrasti nell'identificazione dell'interesse nazionale e una governance confusa e contraddittoria. Andrà tutto bene? Per quel che si è visto, non ci giurerei»

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