Jeffe Bezos? Bezonomia, talenti, furbizie e cattiverie dell'uomo più ricco di sempre
Così tra miliardi e accuse il fondatore di Amazon in 26 anni ha stravolto le regole dell'economia
Quando, lo scorso agosto - in un tripudio di bilanci gonfiati dal Covid mentre il resto del mondo cadeva in disgrazia- Jeff Bezos annunciò di aver toccato i 200 miliardi di dollari di patrimonio personale, sotto casa sua comparve una ghigliottina.
L’aveva amabilmente piazzata Chistian Smalls, un ex dipendente Amazon. Il quale che, nel denunciare da anni i salari bassi dell’azienda e la formidabile tendenza della stessa all’elusione fiscale in tutto il mondo (in Europa il porto franco è l’Irlanda) aveva descritto Bezos, l’uomo più ricco del mondo, come un Darth Vader e la sua Amazon come la Morte Nera. Il che ha un fondo di verità. Ma è pur vero che il mondo Amazon, oltre ad essere la multinazionale più frequentata del mondo, è lo specchio antropologico del secolo. Per capirne il fenomeno arriva in Italia Bezonomia. Come Amazon ha cambiato la nostra vita e cosa possiamo imparare dalle strategie di Jeff Bezos (Bezonomics, in originale, pp 320, euro 20), libro best seller Usa firmato da Brian Dumaine edito da Hoepli.
«Bezos è un leader che si distingue dai tradizionali colossi del business perché ha capito come sfruttare il suo Qi eccezionale, la sua energia inesauribile, per dare vita a una cultura aziendale che mette il cliente al primo posto. Rimproverava i dirigenti che si preoccupano più delle concorrenza clienti...», attacca il libro nel percorrere la leggenda di quest’uomo paragonato industrialmente a Steve Jobs e Henry Ford. Uno che, partendo dal solito garage, e sfruttando l’idea di vendere libri on line e scavalcando l’intermediazione delle librerie e inventandosi gli e-readers (il Kindle), ha rivoluzionato il concetto stesso di fruizione culturale. Il tutto «mentre, nel frattempo, Amazon si trasformava in un’azienda di elettronica di consumo» scrive Dumaine «l’ultimo prodotto tecnologico di successo, Amazon Echo con Alexa – che l’azienda ha iniziato a vendere in perdita, o al massimo riuscendo appena a coprirne le spese». Quasto, all’inizio. Pochi mesi dopo, Alexa, l’assistente digitale, ha invaso le nostre vite e sconquassato i nostri portafogli. Altro successo.
Bezos è una leggenda vivente con sfaccettature varie e catarifrangenti. Di lui si conosce tutto del divorzio miliardario dalla moglie MacKenzie (34 miliardi di dollari di matenimento); dell’attacco del senatore Bernie Sanders che presentò il disegno di legge Stop Bezos Act che prevedeva un taglio di sussidi ad amazon (e Bezos innalzò subito ai suo 648mila dipendenti lo stipendio ad un minimo di 15 dollari l’ora, col plauso del Congresso e dello stesso Sanders); della costruzione di un inquietante “orologio perfetto” altro 15 metri costruito in un canyon del Texas da una frotta di ingegneri esagitati. Si conosce tutto anche delle sue entrate, «ha incrementato la sua ricchezza di 67,4 miliardi di dollari solo grazie al rialzo delle azioni Amazon. Il dato è pari a 321 milioni di dollari al giorno, 13,4 milioni l'ora, e 3.715 dollari al secondo. Il 20 luglio 2020, in una sola giornata si è arricchito di 13 miliardi di dollari, pari a 150.463 dollari al secondo». Ma pochi sanno che, per esempio, «il sentimento di venerazione per Amazon è particolarmente sentito tra i millennial e la generazione zeta. Su 1108 persone tra i 18 e i 34 anni che avevano acquistato prodotti tecnologici su Amazon nell’ultimo anno è emerso che, sorprendentemente, il 44 percento degli intervistati preferirebbe rinunciare al sesso piuttosto che ad Amazon per un anno intero».
O che lo stesso modello Amazon «ha talmente stravolto i modelli di business in tutti i settori dello scibile» che pur slalomando tra le leggi antitrust sta ispirando le politiche commerciali, nel bene e nel male, suoi stessi detrattori. Come genio, Bezos era un predestinato. C’è un aneddotto emblematico che lo riguarda. Da piccolo, un giorno – mentre era in macchina con i nonni, sul sedile posteriore – Jeff calcolò a mente l’aspettativa di vita di sua nonna, fumatrice, considerando il numero di sigarette da lei inalate ogni giorno. Aveva sentito dire che ogni tirata di sigaretta sono due minuti di vita in meno, e dopo qualche operazione aritmetica bussò alla spalla della nonna e le disse: «Calcolando due minuti per ogni tirata, in totale ti sei tolta nove anni di vita». La nonna si mise a piangere, e più tardi il nonno lo prese da parte e gli disse: «Jeff, un giorno capirai che è più difficile essere gentili che intelligenti». Jeff raccontò l’aneddoto in un discorso all’Università di Princeton. Ma non era affatto dispiaciuto, era orgoglioso.
Quella resta la fotografia plastica di un genio perennemente in chiaroscuro...