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Coronavirus, lo sfogo di Piero Angela: "Alcune persone sono irrecuperabili, non cambieranno mai idea"

Francesca D'Angelo
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Al momento Piero Angela sembra più interessato alle biografie sui capelli (sì, proprio così: sui capelli) che non al Covid. Dell'epidemia non c'è infatti traccia nel suo programma Superquark+, la cui seconda edizione, disponibile da oggi su Rai Play, si occupa degli interrogativi più disparati come la biografia dei capelli, le nuove frontiere del Dna, la materia dell'universo. Ma di virus e annesse pestilenze, niente: nemmeno una sequenza...

Eppure, proprio per RaiPlay, aveva realizzato una puntatona sul virus. Perché non riprendere il tema, oggi attualissimo?
«Il nostro contributo l'abbiamo dato: abbiamo spiegato come funziona il virus, sappiamo che attacca le cellule e i polmoni. Da qui in avanti è solo un problema di comportamento. Tra l'altro Superquark+ è un programma pensato per restare nel tempo: la sua visione non deve bruciarsi in una serata. Per questo evitiamo l'attualità. Il nostro obiettivo è migliorare la cultura scientifica del nostro Paese».

Uno scopo arduo, vista la recente quantità di terrapiattisti, negazionisti e cittadini che si improvvisano virologi...
«Per lungo tempo mi sono occupato della psicologia del magico. Ho persino fondato un Comitato per difendere la scienza, il Cicap. E sa cosa ho capito? Alcune persone sono irrecuperabili. Puoi fare loro tutti i discorsi che vuoi, addurre milioni di prove ma non cambieranno mai idea».

I negazionisti sono irrecuperabili?
«Chi pensa che la propria intuizione personale sul vaccino sia più acuta di quella di medici e virologi, lo è: non c'è speranza con loro. Altri negazionisti sono invece solo male informati. In questo caso sono recuperabili, chi più velocemente chi meno».

Da cittadino, come valuta l'attuale situazione italiana?
«Ogni sera i Tg denunciano, con i loro servizi, assembramenti di persone senza mascherina. Non c'è abbastanza pressione sul pubblico affinchè si rispettino le semplici regole anti-Covid. I giovani si sentono invulnerabili ma è sbagliato sottovalutare il virus: ne sanno qualcosa alcuni capi di Stato e di governo...».

Sarebbe dunque favorevole al ricorso dell'esercito nelle strade, per garantire il distanziamento e l'utilizzo della mascherina?
«Penso che sarebbe utile perché, scusate, stiamo parlando di un virus mortale! Chi non usa la mascherina è un po' come un untore. Pensiamo ai malati di Aids: c'è gente che è stata condannata in tribunale perché, pur sapendo di essere malata, non informava il partner e aveva rapporti non protetti. Ora, non sto certo invocando il carcere per chi dimentica la mascherina ma di fare rispettare le regole sì. Bisogna incentivare il rispetto».

È preoccupato anche per il sistema paese?
«Il Covid è un virus che attacca anche l'imprenditoria e il mercato. Il rischio che salti l'economia del Paese è reale: per questo bisogna capire che il distanziamento non è una scelta meramente personale».

In questo caos di pareri pseudoscientifici (non solo sul Covid, purtroppo), qual è il ruolo della divulgazione scientifica?
«Qualcuno ha detto: "La scienza è la forma più alta del buon senso". Ecco, lo sottoscrivo. Quello che mi ha sempre affascinato della scienza è il suo metodo: non si insegue l'emotività del giorno, ma si cerca di essere lungimiranti, mostrando le conseguenze di quello che accade. Io mi sento un uomo al servizio dello Stato: il mio riferimento politico è Sergio Mattarella e tutti i presidenti della Repubblica che sono venuti prima di lui e che li succederanno»

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