Marco Travaglio e il voto disgiunto alle regionali, la mossa "salvavita" per Conte. Retroscena e sospetti: com'è andata
Sull'appello per il voto disgiunto, Marco Travaglio si è giocato la faccia e i rapporti con qualche big del Movimento 5 Stelle (leggi Alessandro Di Battista). Ma alla fine ha avuto ragione il direttore del Fatto quotidiano e a ringraziare, oltre ai governatori del Pd confermati dagli elettori alle regionali, sarà soprattutto Giuseppe Conte. In Toscana e Puglia, dove i 5 Stelle presentavano un proprio candidato senza alcuna speranza di vittoria ma potenzialmente decisivo per far vincere gli sfidanti di centrodestra, proprio il voto disgiunto (voto a una lista - il M5s - e a un candidato governatore differente - del Pd) sembra aver avuto a una prima analisi un impatto notevole per le vittorie, sorprendenti nelle proporzioni, di Eugenio Giani e Michele Emiliano.
Travaglio burattinaio del partito di Conte? Una voce devastate a Palazzo Chigi: quei due li ha ordinati lui, il premier esegue
Risultato: il probabile 3-3 con cui si chiuderà questa tornata amministrativa, con in più il largo trionfo del Sì al referendum "grillino" sul taglio dei parlamentari, avrà come primo effetto un rafforzamento anche solo temporaneo della maggioranza, concedendo un po' di ossigeno a Conte (con una sconfitta 1.-.5 sarebbe stata crisi di governo quasi automatica, con un 2-4 a cadere forse sarebbe stato solo il premier). E allora il dubbio è legittimo: visto che il premier si è tenuto alla larga da questa campagna elettorale come mai accaduto prima (lo scorso autunno, per le regionali in Umbria, la sua discesa in campo fu fattore forse decisivo per affossare l'armata Brancaleone giallorossa), non è che l'Avvocato abbia deciso di mandare in avanscoperta proprio Travaglio? D'altronde, come ricordava Dagospia qualche giorno fa, il direttore del Fatto è pur sempre uno dei consigliori più ascoltati a Palazzo Chigi e solo lui, più che ancora di Conte o Luigi Di Maio (figuriamoci Vito Crimi) poteva convincere gli elettori grillini a digerire anche gli indigesti candidati democratici. Se Conte, Pd e M5s arriveranno fino al 2023, saprete chi ringraziare.