Giorgia Meloni, Repubblica contro la sorella Arianna: "Raccomandata", ma questa volta Sergio Rizzo sbaglia
Che cosa c'entra Filippo Nogarin - ex sindaco grillino di Livorno, poi trombato alle Europee e oggi accumulatore di consulenze (dopo quella con il ministro D'Incà è arrivata quella con la giunta Raggi) con Arianna Meloni, sorella della più celebre Giorgia e storica precaria in Regione Lazio? Nulla. Eccetto per Sergio Rizzo che su Repubblica, vergando un ritratto sulla vicenda del pentastellato chiamato dall'assessore capitolino al Bilancio che a sua volta era stato nominato assessore proprio dal Nogarin a Livorno, ha inserito la signora Arianna - moglie di Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI alla Camera - nel calderone di «amici» e «parenti» sistemati a suo avviso negli enti pubblici.
Stavolta, però, l'inchiesta dell'esperto anti-casta nella quale si tenta in fondo di annacquare la normalizzazione grillina sul costume del «sistema dei partiti» spiegando che Nogarin è in ampia compagnia (incluso il caso dell'ex ministro Fioroni, oggi consigliere del ministro Guerini), ha dovuto fare i conti con una risposta a tono da parte proprio di Meloni Arianna. «Ancora una volta ho letto il mio nome, inserita tra i raccomandati della politica perché "sorella di" e "consorte di". Bene... Oggi però due cose le voglio scrivere anche io».
Ossia demolire punto su punto le supposizioni di Rizzo. La premessa, come ha più volte raccontato anche la sorella più piccola, è che la famiglia non nuotava di certo nell'oro. Per questo, accanto agli studi ed esattamente come la futura madrina sovranista, «ho fatto mille lavori - scrive Arianna -: baby sitter, commessa, barman, promoter, segretaria, magazziniera». Percorso parallelo e altrettanto autonomo è quello politico: «Faccio politica, a prescindere dalle parentele, dal 1993 e non ho mai avuto bisogno di essere raccomandata da alcuno».
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La dimostrazione? La data di inizio della mansione svolta in Regione, quando ancora Giorgia era un semplice consigliere provinciale: «Ho cominciato a lavorare lì nel 2000, non certo grazie a mia sorella che era ancora molto lontana dai ruoli attuali e tanto meno grazie al mio "consorte" (ancora erano solo fidanzati, ndr) che all'epoca non ricopriva incarichi politici di peso». E oggi? Potrebbe essere tutto diverso: potrebbe essere stabilizzata. «Ho preferito di no, e credo di essere il più longevo contratto precario di tutta la Regione Lazio». Secca anche la risposta all'interrogativo velenoso di Rizzo: «Cosa succederà con il taglio dei parlamentari? Niente! Continuerò a lavorare dove sono perché sono brava e mia sorella continuerà a fare ciò che fa perché attualmente è forse il parlamentare più bravo che ci sia. Entrambe abbiamo fatto tutto da sole, e per questo possiamo girare a testa alta. Noi...».
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