Silvio Berlusconi, parla Massimo Clementi che ha in cura il Cav: "La campagna elettorale? Dipenderà da Zangrillo"
«Abbiamo notizie confortanti. L'evoluzione è positiva e rassicurante rispetto alla base di partenza quando la carica virale era davvero alta e dava la misura dell'elevata pericolosità dell'infezione. Anche l'ultimo bollettino diramato conferma che il quadro clinico è in costante e favorevole evoluzione. Tutti i parametri clinici ed ematochimici monitorati nelle ultime ore sono rassicuranti».
Il pericolo per Silvio Berlusconi è scongiurato?
«Questo non si può dire. E non soltanto per la tipologia del paziente che noi definiamo "fragile" sia per i suoi 84 anni, sia per le patologie croniche pregresse a cominciare da quelle del cuore e dal diabete. Diciamo che occorre cautela anche perché abbiamo constatato che in alcuni casi ci può essere l'aggravamento iniziale e l'elevato rischio proprio all'esordio dell'infezione. Mentre in altri casi c'è invece un percorso positivo che però improvvisamente si aggrava. Questo virus è subdolo. L'onorevole Berlusconi, ora in fase di evidente miglioramento, va dunque considerato con cautela massima. Come si fa con tutti gli altri pazienti».
Professore Clementi, lei dirige il laboratorio di microbiologia e virologia del San Raffaele, che effetto le fa analizzare i tamponi di un paziente sotto gli occhi del mondo?
«Dietro ogni tampone c'è una vita. Nel caso del presidente Berlusconi penso alla bravura di quel medico che, con tempestività ha intuito la gravità dell'infezione in corso, cogliendo un indizio che era quasi invisibile».
Perché invisibile?
«All'inizio l'onorevole era asintomatico e la polmonite bilaterale ben mimetizzata».
Come lo state curando?
«La cura è basata su un farmaco che combatte la replicazione virale. Abbiamo diversi studi clinici, ma usiamo una medicina (il Remdesivir) che è l'unico antivirale finora autorizzato dagli enti regolatori per la cura di infezioni da virus Sars-Cov-2. É stato sviluppato per combattere l'Ebola (che provoca gravi forme emorragiche), non è specifico per il nuovo coronavirus, ma funziona anche in questo caso se utilizzato nelle fasi di esordio della malattia. La terapia si fa in ospedale ed è anche per questo che si è ritenuto necessario il ricovero di Berlusconi».
Il vaccino promesso da Putin invece?
«Nel nostro caso come negli altri, non potremmo somministrare il vaccino di Putin e neanche quello eventuale di Trump o di Boris Johnson».
A quando risale il contagio di Berlusconi?
«A dieci forse dodici giorni prima del tampone positivo del 2 settembre. Ci sono situazioni in cui il presidente è stato in Sardegna, a Milano, in Francia. E' difficile capire la sorgente dell'infezione. Ma cosa importa? Non offrono nessuna utilità il luogo o la storia del contagio. Non serve conoscere la strada del virus che ha colpito. Importano invece la diagnosi tempestiva e la terapia. Qui al San Raffaele abbiamo portato avanti un'esperienza di lavoro su almeno 1200 pazienti, oltre a quelli provenienti dall'esterno, con una strategia di squadra. Il virologo ha operato in stretto collegamento con lo pneumologo, il radiologo e le altre figure cliniche. E' questa modalità di organizzazione che conta e prescinde dall'individuazione del luogo di un contagio o della strada che ha fatto il virus»
Quanto incide la volontà di guarire del paziente?
«Moltissimo».
Com' è l'umore di Berlusconi?
«In ripresa. Sente di stare meglio. Prima non era così. E come dargli torto? Aveva motivo per rammaricarsi perché il ricovero ospedaliero in questo caso significa ostacolo alla vita relazionale e anche allo svolgimento dell'attività politica. Adesso che si sente meglio anche l'umore è migliorato».
"Una carica virale alta". Ciò che ancora non sapevamo: parla Clementi del San Raffaele
Tanto che ieri sera il leader azzurro è tornato a farsi sentire in pubblico. Dalla sua stanza del San Raffaele. Due interventi telefonici: riunione col Gruppo dei senatori azzurri e poi intervenuto al comizio in Val d'Aosta. Ironizzando ha detto che anche in questa malattia ha confermato di essere il numero uno: «Infatti il mio tampone era il numero uno per carica virale». Poi ha chiesto di pungolare il governo sui fondi Ue e, umanamente, ha ammesso di «lottare per uscire da una malattia infernale».
Quando pensate di dimetterlo?
«All'inizio della prossima settimana».
Farà in tempo a occuparsi della campagna elettorale. Impedimenti?
«Deciderà il medico curante, che è molto severo. Credo che gli incontri dovranno restare limitati come il numero delle telefonate. Ma sia chiaro, in generale, una volta guariti da questa malattia, si può tornare a fare la vita di sempre. E questo vale anche Berlusconi».
Marina, Barbara, Luigi, la fidanzata e gli altri. É preoccupato per la sua famiglia contagiata quasi per intero?
«Si ma anche no, dato che sono tutti asintomatici».
É combattivo ?
«Lo è sempre stato. E ha combattuto anche in questo caso fin dal primo istante». Avete mai colto in lui il sentimento della paura? «No. Io sinceramente no».