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Daniela Santanchè sull'odio contro Flavio Briatore: "Chi lo attacca è un malato di mente"

Roberto Alessi
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«Osservando l'odio sociale che ho visto accendersi in uomini piccoli, accecati forse soltanto dall'invidia, contro Flavio Briatore colpito dal Covid-19 in maniera quasi asintomatica, sono rimasta atterrita dalla violenza con cui questo odio si sia manifestato anche di fronte a una persona che in fondo era una vittima»: così mi scrive Daniela Santanché in un articolo di fuoco. «Rileggere certi attacchi mi fa andare il sangue alla testa. Briatore è uno dei miei migliori amici (non a caso sta passando la quarantena a casa mia, una scelta che non ho certo preso alla leggera), ma quello che gli hanno detto contro è aberrante comunque: "Ben gli sta", "C'è una giustizia divina". Qualcuno chiama questo odio la Sindrome di Procuste. Procuste era un brigante della mitologia greca, questo personaggio viene associato alle persone che ricorrono anche con l'inganno per fare in modo che gli altri non diventino una minaccia. Invece di volersi migliorare nelle loro capacità, decidono di invalidare le capacità altrui. "La sindrome di Procuste per gli esperti di psicologia", leggo, "è una patologia mentale grave. È pericolosa per chi ne soffre e anche per la società perché, dicono gli esperti, chi è affetto da questa sindrome non solo prova un'invidia accecante, ma cerca anche di ostacolare il percorso di successo altrui, nella speranza che non raggiungano i loro obiettivi. In pratica sperano nell'insuccesso altrui, che diventa il loro successo. Un solo consiglio a chi ne soffre: curatevi, ma andate da uno bravo, mi raccomando».

 

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