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Luciano Benetton, lo sfogo contro il M5s: "Trattati peggio delle cameriere, considerati come dei ladri"

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I Benetton escono dalla lunga nottata di intesa sulle concessioni autostradali amareggiati. A confermare lo stato d'animo della famiglia è Luciano Benetton: "Non mi sorprendono gli interessati attacchi politici di persone senza qualità. Mi indigna la sistematica opera di demonizzazione del nome della nostra famiglia, promossa dai vertici dello Stato. Mai mi sarei aspettato certi termini e certi toni pubblici dal premier Conte e da alcuni suoi ministri" si è sfogato con chi gli stava vicino in quello che pare un riferimento a Luigi Di Maio, il più accanito sulla revoca. A preoccupare maggiormente Benetton, secondo quanto riporta Repubblica, "le conseguenze umane, occupazionali e finanziarie di un accanimento istituzionale che i protagonisti della vita pubblica dovrebbero al contrario moderare".

E ancora: "Ci stanno trattando peggio di una cameriera. Chi caccia una domestica da casa è obbligato a darle quindici giorni di preavviso. A noi, che per mezzo secolo abbiamo contribuito al boom economico dell'Italia, intimano di cedere i nostri beni entro una settimana. Non possiamo accettare di essere trattati come ladri, dopo aver distribuito tanta ricchezza e tanta cultura, non solo economica". La rabbia si riversa soprattutto su alcuni grillini: "Da un Di Battista qualsiasi - prosegue - nessuno si aspetta prudenza e dignità: da un presidente del Consiglio e da una forza di governo come i Cinque Stelle, che guidano la seconda potenza esportatrice dell'Europa, le si pretende".

 

 

Con questo però Benetton non giustifica "i molti errori compiuti, a partire dalla fiducia totale riconosciuta ai manager scelti da Gilberto per permettere alla famiglia di fare solo l'azionista". Errori che ora sembrano pagare. La stessa Paola De Micheli, in un'intervista a La Stampa, ha premesso: "Non c'è alcun esproprio. C'è una soluzione industriale che evita la revoca della concessione ad Aspi e prevede la graduale uscita di Benetton. Abbiamo raggiunto un accordo per un'alternativa all'attuale governance". Poi la stoccata finale del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: "Abbiamo revisionato le concessioni e abbiamo verificato una serie di gravi inadempimenti da parte del concessionario. Non solo sul Ponte di Genova ma sull'intera rete autostradale italiana. Abbiamo trovato gravi problemi di affidabilità".

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