Nicola Porro contro Giuseppe Conte e governo: "Senza buon senso, ecco le loro dieci piccole-grandi follie"
Un governo "senza buon senso". Con una sola frase Nicola Porro sintetizza la storia politica dell'esecutivo giallorosso, caratterizzata da dieci piccole-grandi follie che più di tutte balzano all'occhio. Il conduttore di Quarta Repubblica, nel suo editoriale sul Giornale, elenca le malefatte di Giuseppe Conte e compagni. Prima tra tutte la falla sulla "dose di assistenza fornita dallo Stato": "L'Inps - scrive - fa sapere che hanno ricevuto un assegno di assistenza 16 milioni di residenti. Il buon senso dovrebbe far capire che questo genere di intervento non è sopportabile e che una volta finite le risorse o meglio le linee di credito, questi 16 milioni faranno le barricate".
Poi nel mirino di Porro ci finisce il decreto Dignità che riduce la possibilità di fare contratti a termine, il bonus monopattini perché "fabbricati per lo più in Cina e Usa" e poi i continui bisticci tra Pd e Cinque Stelle che rendono "ogni norma frutto di un compromesso della politica e non già una soluzione al problema dei cittadini". Non solo, perché Porro se la prende anche con l'arrivo continuo di clandestini a rischio Covid, che minano il turismo. Per non parlare poi della decisione del governo di controllare tutte le gallerie liguri dopo tre mesi di lockdown, generando così code di auto che fanno passare la voglia di andare al mare. E ancora: "Le aziende private hanno concluso in un annetto il Ponte Morandi crollato a Genova, ma i commissari non sanno a chi consegnarlo (oggi sappiamo che è stato riaffidato ai Benetton ndr).
Ma non è finita qua, perché tra i tanti flop del governo la decisione "di bloccare sfratti e licenziamenti. Ci vorrebbe solo un po' di buon senso, e non già le basiche nozioni economiche del funzionamento dei mercati, per capire che questi blocchi servono a nulla o peggio sono dannosi". Come dimenticare la storia del Mes: "Qui gli interessi che pagheremmo su un prestito da 10 miliardi emettendo titoli di Stato è di 122 milioni l'anno. Gli stessi 10 miliardi presi dal Mes ci costano 13 milioni. E la follia - prosegue - vuole che si rinunci a un prestito (agevolmente restituibile) che ci permetterebbe su dieci anni un risparmio tra i tre e i quattro miliardi di euro". Infine "l'ultima questione di buon senso riguarda gli uomini a cui è stata affidata la soluzione dell'emergenza", inutili.